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Roma, 22 nov. (askanews) – I mercati finanziari nell’area euro restano esposti a sviluppi avversi a livello geopolitico e macro finanziario, che potrebbero venire potenzialmente amplificati dalle vulnerabilità presenti in alcune istituzioni della finanza non bancaria. L’economia reale non ha ancora pienamente risentito della stretta monetaria degli ultimi mesi e l’aumento dei costi di indebitamento e di rinnovo dei debiti metterà alla prova la resilienza di famiglie, imprese e Stati. La redditività delle banche è stata sostenuta dai rialzi dei tassi ma ora subirà venti contrari con l’aumento dei costi di finanziamento e il peggioramento della qualità e dei volumi di credito. E’ la fotografia scattata dalla Bce nell’ultimo Rapporto sulla stabilità finanziaria, presentato oggi con una conferenza stampa.
Secondo lo studio le prospettive per la stabilità finanziaria dell’area euro restano fragili. “La debolezza dell’economia assieme alle ricadute dell’alta inflazione stanno mettendo sotto pressione la capacità di consumatori, imprese e paesi di rinnovare i loro debiti”, avverte il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos citato in un comunicato. “E’ cruciale che restiamo attenti mentre l’economia passa da un contesto di tassi più elevati assieme a crescenti incertezze e tensioni geopolitiche”.
Secondo la Bce mercati finanziari e istituzioni non bancarie restano altamente sensibili a ulteriori sviluppi negativi e le loro vulnerabilità potrebbero essere esposte a inattesi sviluppi negativi. I fondi di investimento e altre istituzioni non bancarie restano vulnerabili alle liquidità, al ricorso alla leva e ai rischi di credito. Questo richiama la necessità di rafforzare la loro resilienza da un punto di vista macro prudenziale.
In particolare la Bce rileva che l’effetto della stretta monetaria “è già visibile nel settore immobiliare” nell’area euro, che sta assistendo a una contrazione. Nei mercati dell’immobiliare residenziale (casa) “il calo dei prezzi è stato guidato dal deterioramento dell’accessibilità ai mutui con i costi in crescita. Sull’immobiliare commerciale – prosegue la Bce – gli effetti dell’aumento dei costi di finanziamento sono stati rinforzati da cali strutturali della domanda per uffici e per proprietà dopo la pandemia di Covid”, e di tutte le relative misure restrittive imposte dai governi.
Il comunicato, invece, non cita gli effetti sull’immobiliare delle politiche climatiche dell’Ue e della stretta sui costosissimi requisiti di efficientamento energetico degli edifici.
Passando alle banche, secondo il rapporto si sono dimostrate resilienti agli shock mentre la loro redditività è migliorata. Al tempo stesso ora fronteggiano difficoltà da tre principali elementi: primo, prosegue la Bce, i costi di finanziamento sono attesi in aumento, mentre i titolari di depositi trasferiscono fondi verso sistemi a maggior rendimento o obbligazioni. Secondo, la qualità degli impieghi delle banche potrebbe soffrire a causa di una combinazione di alti costi di servizio del debito e indebolimento dell’economia.
Terzo, dice ancora la Bce, la redditività fronteggerà un calo consistente dovuto ai volumi di credito in diminuzione combinati con minore domanda e inasprimento dei crediti di erogazione dei prestiti.
Secondo l’istituzione complessivamente il sistema bancario è ben piazzato per affrontare questi rischi. Le autorità macro prudenziali hanno aumentato i margini di robustezza delle banche e la Bce raccomanda di mantenere la rotta su questo versante, completando il processo di Basilea III.
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