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Roma, 4 giu. (askanews) – Domani sera i banchieri centrali dell’area euro confluiranno a Francoforte, per l’incontro informale che, tradizionalmente, precede la riunione operativa del Consiglio direttivo di giovedì sui tassi di interesse. L’attesa che si è andata cementando ormai da settimane, anche a seguito di dichiarazioni di diversi esponenti dell’istituzione, è per un taglio da 25 punti base, la prima riduzione che l’istituzione effettuerà dal settembre del 2019, guardando al tasso sui depositi. E se si guarda ai tassi sulle principali operazioni di rifinanziamento e su quelle marginali, sarà il primo taglio dal marzo del 2016.

La comunicazione sulle decisioni sarà pubblicata alle 14 e 15 di giovedì, contestualmente la Bce diffonderà anche le previsioni aggiornate dei suoi tecnici su crescita economica e inflazione. Alle 14 e 45, poi, la presidente Christine Lagarde terrà la conferenza stampa esplicativa assieme al vicepresidente, Luis de Guindos.

Se sui mercati viene data per certa la mossa di giovedì, sono invece minoritarie le attese di un ulteriore taglio a luglio, prevalgono piuttosto quelle di una riduzione a ottobre. E appare in bilico l’ipotesi di un terzo taglio prima della fine dell’anno.

Se tutto andrà come previsto, comunque, la Bce invertirà la rotta monetaria, dopo che tra il luglio del 2022 e il settembre dello scorso anno ha operato la più aggressiva manovra di inasprimento della sua storia, un aumento dei tassi da 450 punti base complessivi (4,50 punti percentuali), accompagnato da massicci drenaggi di liquidità, in riposta alla galoppante inflazione che rifletteva una serie di shock, tra cui le strozzature nelle catene globali, la guerra in Ucraina e elementi interni dell’eurozona, come i prezzi fuori scala degli indici Ue di riferimento su energia e gas.

Da settembre in poi i tassi sono stati sempre confermati, al 4% sui depositi custoditi per conto delle banche commerciali (che da tempo vengono usati come riferimento chiave), al 4,50% sulle principali operazioni di rifinanziamento e al 4,75% sulle operazioni marginali. L’atteso ritocco al ribasso sarà il primo taglio anche da quando la guida dell’istituzione è stata affidata a Lagarde, nel novembre del 2019.

Al consiglio Bce partecipano la presidente, il vicepresidente, gli altri quattro componenti del Comitato esecutivo (tra cui l’italiano Piero Cipollone) e tutti i governatori di banche centrali nazionali dell’Eurosistema, tra i quali il numero uno della Banca d’Italia, Fabio Panetta.

Nelle ultime fasi il quadro in cui la Bce si appresta a muoversi si è un po’ complicato a seguito di due sviluppi. Prima una riaccelerazione della dinamica media dei salari contrattuali, che risente anche degli accordi di inizio anno. Poi la risalita dell’inflazione dell’area a maggio, al 2,6%, due decimali in più rispetto al mese precedente. Il tutto ha animato moniti sulla prudenza da parte di esponenti del direttorio ritenuti “falchi”.

Sul versante opposto, quello favorevole ai calmieramenti inflazionistici e quindi alle mosse espansive della Bce, in questo avvio di settimana si è assistito a un netto calo delle quotazioni del petrolio, dopo che il cartello allargato degli esportatori (Opec+) ha annunciato un piano di graduale rimozione delle restrizioni all’offerta.

Inoltre, le decisioni monetarie nell’area euro dovranno anche tenere conto degli sviluppi negli Stati Uniti, dove la Federal Reserve ha adottato una linea attendista sui tassi. Molti analisti continuano a scommettere che anche la Banca centrale Usa procederà un taglio, ma a settembre, mentre il prossimo direttorio (Fomc) si svolgerà l’11 e 12 giugno.

Un elemento chiave per il futuro percorso della Bce, oltre ovviamente all’evolversi dei dati, sarà rappresentato dall’aggiornamento delle previsioni. Secondo Annalisa Piazza, analista per Mfs IM “se il profilo dell’inflazione a breve termine non dovesse cambiare in modo sostanziale (nonostante l’aumento dei salari) questo implicherebbe che la Bce è fiduciosa e che ulteriori tagli possano essere effettuati nel secondo semestre”.

Secondo Giacomo Calef, di NS Partners, la rilevanza del dato dell’inflazione di maggio va anche collegata al recente atteggiamento della Fed, che proprio alla luce della persistenza del carovita ha deciso di rinviare i suoi tagli ai tassi di interesse. Frederik Ducrozet, di Pictet Wealth Management rimarca che un esponente noto dei “falchi”, l’olandese Klaas Knot si è già mostrato orientato a spingere per tagli dei tassi solo su base trimestrale, cosa che consentirebbe anche di sincronizzare le decisioni con gli aggiornamenti delle previsioni economiche.

Panetta invece è ritenuto una “colomba”, coloro che nel direttorio propendono per una linea monetaria più moderata, all’opposto dei “falchi” che premono per l’intransigenza. Lo scorso 31 luglio, in occasione delle Considerazioni finali alla relazione annuale di Bankitalia, sui tassi Bce ha affermato che ora “bisogna evitare che la politica monetaria diventi eccessivamente restrittiva”, che è necessario una allentamento e che questo dovrebbe proseguire in maniera graduale nei prossimi mesi.

Intanto c’è già chi, come Facile.it, cerca di elaborare previsioni su quelle che saranno le ricadute per i costi dei mutui dalle mosse della Bce. Il portale afferma che analizzando l’andamento dei futures sull’Euribor, la rata di un mutuo medio variabile italiano che a maggio di quest’anno aveva raggiunto 747 euro potrebbe calare complessivamente di 37 euro per la fine dell’anno è di 55 euro per la metà del 2025, portandosi a 692 euro al giugno del prossimo anno. (fonte immagine: ECB 2024).

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