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Monza, 23 ott. (askanews) – Alla fine nessuna sorpresa: Adriano Galliani conferma al centrodestra il seggio del Senato che fu di Silvio Berlusconi, staccando di oltre 10 punti l’avversario Marco Cappato. Un esito messo in dubbio solo per le incognite legate alla bassa affluenza, ma che ha retto alla prova delle urne. E di cui lo stesso Galliani rivendica il significato politico, oltre che affettivo: “È importante anche per la stabilità del governo, per i numeri nelle Commissioni e in Aula al Senato, dove la maggioranza è più risicata che alla Camera”.
Nel collegio uninominale di Monza e Brianza, Galliani viene eletto dunque con 67.801 voti: il 51,46% di quelli espressi, a fronte di un’affluenza che non raggiunge il 20%. La mobilitazione dell’ultima settimana da parte dei big di centrodestra ha dunque ottenuto l’effetto dediderato, quello di mobilitare quanto necessario l’elettorato storicamente conservatore del collegio.
Lo riconosce anche Cappato: “Stavolta ci hanno visti arrivare, e sono scesi in campo tutti: ministri, capi partito, la presidente del Consiglio… hanno serrato i ranghi e questo ha avuto indubbiamente una efficacia”.
Lo stesso Galliani ammette che qualche timore c’è stato: “Mi ero preoccupato per l’astensionismo, ieri mattina l’affluenza era al 4%, e non so perchè ma nella mia testa temevo che la bassa affluenza danneggiasse il centrodestra. Ma alla fine è andata bene”. Galliani torna dunque in Senato, e può dedicare la vittoria a Silvio Berlusconi: “Sono felice, ma avrei preferito che il seggio restasse al suo legittimo proprietario…”, dice incontrando i giornalisti nella sede del suo comitato nel centro di Monza. “Ho accettato la candidatura perchè me lo ha chiesto la famiglia di Berlusconi e me lo hanno chiesto tutti i partiti. E poi perchè è il mio territorio, qui dietro andavo all’oratorio e lì giocavo a pallone”, racconta indicando i luoghi della sua infanzia nel capoluogo della Brianza. E poi rifeirsce le telefonate fatte: “Ho sentito Marina Berlusconi, Piersilvio, Paolo, e Marta Fascina: tutti mi hanno detto che è quello che avrebbe voluto Berlusconi”.
Il comitato di Cappato – brianzolo anch’egli – era invece a qualche chilometro di distanza, Vedano al Lambro, dove l’esponente radicale è cresciuto. Da lì, mentre era ancora in corso lo scrutinio, Cappato ha riconosciuto la sconfitta e la vittoria di Galliani, rilanciando però le sue battaglie storiche: “Sapevamo che era una sfida difficile, ne usciamo più forti, con l’energia per nuove conquiste di libertà”. Sui temi del suo impegno storico e della sua campagna: il fine vita, (“È una battaglia che continuiamo e che vinceremo anche senza essere in Parlamento”) e la partecipazione civica: “Il potere italiano fa tutto il possibile per impedire la partecipazione democratica e poi i risultati sono appunto questi”.
Ovvero una affluenza inchiodata al 19,23%, che però Galliani rivaluta: “È di più che alle altre suppletive: a Roma ci si fermò all’11% quando fu sostituito Gualtieri…”. L’amico storico di Berlusconi (“44 anni insieme”, era il mantra in campagna elettorale) torna dunque in Senato, con il prolungamento delle metropolitana milanese fino a Monza come obiettivo e mantenendo il legame più forte con la città, ovvero la guida della squadra di calcio: “Portarla dalla C alla A è servito a qualcosa”, scherza a fine giornata.
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