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Palazzo Chigi

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Nubi nere sul futuro dell’acciaieria di Taranto, ArcelorMittal rifiuta la proposta del Governo per l’aumento di capitale dell’ex Ilva

ROMA – Nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi con ArcelorMittal sull’ex Ilva di Taranto, la delegazione del Governo ha proposto ai vertici dell’azienda «la sottoscrizione dell’aumento di capitale sociale, pari a 320 milioni di euro». In questo modo avrebbe concorso «ad aumentare al 66% la partecipazione del socio pubblico Invitalia, unitamente a quanto necessario per garantire la continuità produttiva».

La proposta giunge dopo la seduta del Cda dello scorso 28 dicembre. In quell’occasione il Consiglio di amministrazione di Acciaierie Italia non aveva trovato una sintesi comune sull’aumento di capitale. In quella sede i soci hanno rinviato tutto all’incontro con il governo per oggi 8 gennaio. Ma anche la nuova proposta non ha trovato accoglimento in ArcelorMittal. «Il Governo – si legge in una nota di Palazzo Chigi – ha preso atto della indisponibilità di ArcelorMittal ad assumere impegni finanziari e di investimento, anche come socio di minoranza». Di conseguenza «ha incaricato Invitalia di assumere le decisioni conseguenti, attraverso il proprio team legale».

In sostanza, il gruppo ArcelorMittal dopo aver detto di non essere disponibile a versare la quota di pertinenza, in quanto socio di maggioranza al 62%, per una ricapitalizzazione da 1,3 miliardi necessaria per la sopravvivenza dell’acciaieria pugliese, ha bocciato anche la seconda ipotesi ben più modesta. Nel primo caso gli indiani avrebbero dovuto versare 900 milioni, con la nuova proposta il costo era di poco più di un terzo. Ma anche in questo caso ArcelorMittal ha risposto picche.

Nel frattempo, le organizzazioni sindacali saranno convocate dall’esecutivo guidato da Giorgia Meloni per il pomeriggio di giovedì 11 gennaio. Inizialmente l’incontro con i sindacati era previsto per domani. Probabilmente il Governo si prenderà qualche giorno in più per studiare una strategia alternativa per soccorrere il centro siderurgico tarantino. Una situazione che, comunque, rende ancora più preoccupante la prospettiva futura della più importante acciaieria d’Italia.

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