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Ex Ilva, inchiesta “Ambiente svenduto”: udienza in Cassazione sulla competenza del processo dopo l’annullamento della sentenza.


TARANTO – Nella giornata del 17 dicembre 2024, la Suprema Corte affronterà un nodo cruciale nell’inchiesta “Ambiente svenduto”: stabilire la competenza del procedimento che coinvolge gli ex dirigenti dell’Ilva di Taranto. La decisione arriva dopo il controverso annullamento della sentenza di primo grado da parte della Corte d’Assise d’Appello di Taranto, che ha azzerato il processo e ne ha disposto il trasferimento al Tribunale di Potenza. La ragione? Due giudici onorari tarantini, all’epoca in servizio, risultano oggi tra le oltre mille parti civili. Una situazione che solleva un conflitto di interessi tale da rendere necessaria la revisione della sede del processo. La Cassazione è ora chiamata a decidere se il procedimento debba ripartire da Potenza, con un nuovo giudizio di primo grado, o proseguire a Taranto dall’appello.

IL CODACONS

A complicare ulteriormente il quadro, secondo il Codacons, vi sono i decreti ingiuntivi notificati dai Riva – gli ex proprietari dell’Ilva – alle parti civili. Con queste richieste, i Riva puntano a ottenere la restituzione delle provvisionali esecutive liquidate in primo grado, successivamente annullate. “Oltre al danno, anche la beffa”, denuncia il Codacons, sottolineando come le vittime potrebbero ritrovarsi a restituire somme ottenute come parziale risarcimento per i danni subiti.

EX ILVA: IL PROCESSO

La vicenda giudiziaria si era inizialmente conclusa il 31 maggio 2021. Una sentenza storica che aveva portato a 26 condanne per dirigenti, manager e politici coinvolti nel disastro ambientale e sanitario di Taranto. Le pene più severe erano state inflitte a Fabio e Nicola Riva: rispettivamente 22 e 20 anni di reclusione. Tuttavia, il 13 settembre scorso, la Corte d’Appello ha ribaltato la situazione, annullando la sentenza e accogliendo il ricorso della difesa con la richiesta di trasferimento a Potenza.

La difesa aveva già sollevato il tema della competenza in passato, ma in quella sede era stato respinto. La Corte di primo grado aveva infatti sottolineato come i magistrati onorari avessero cessato le loro funzioni già nel 2016, quando si erano costituiti come parti civili. La Corte d’Appello, però, ha ritenuto prevalente la “qualifica soggettiva” al momento dei fatti contestati, risalenti al periodo in cui i giudici erano ancora in servizio.

EX ILVA: IL VERDETTO DELLA CASSAZIONE

L’udienza di oggi si preannuncia decisiva: il pronunciamento della Cassazione chiarirà se il processo dovrà ripartire da capo in un nuovo contesto giudiziario o proseguire nella sede originaria.

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