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Un particolare degli impianti sequestrati

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TARANTO – Continua l’attività della Guardia costiera di Taranto, nel contrasto degli illeciti in ambito marittimo e portuale, con particolare attenzione al settore della mitilicoltura abusiva. All’alba di lunedì scorso è scattata l’operazione denominata “Oro di Taranto”, che intende anche richiamare l’aspetto prettamente economico degli importi che l’illecita immissione sul mercato di prodotto vietato e irregolare può comportare.

La polizia, che ha operato al fianco della Guardia costiera e della Guardia di Finanza, ha predisposto – sia a terra, sia in mare – un dispositivo operativo che ha permesso di bonificare un vastissimo specchio acqueo del primo seno del Mar Piccolo di Taranto, da impianti abusivi di mitili che ivi erano stati posizionati illegalmente. In particolare, si tratta di allevamenti di cozze predisposti in corrispondenza di aree marittime che non possono essere assentite in concessione, per aspetti di sicurezza della navigazione e aspetti di natura sanitaria regolamentati da specifici provvedimenti regionali, correlati alla salubrità del prodotto e, di riflesso, potenzialmente dannosi per la rinomata qualità del “marchio” cozza di Taranto, apprezzato sul mercato nazionale.

L’area bonificata, delle dimensioni di oltre 50.000 metri quadrati, è risultata “invasa” da innumerevoli filari irregolari, impiegati per la coltivazione illegale delle cozze.
Per le ingenti attività di individuazione e rimozione del prodotto irregolare, il Centro Nazionale di Controllo Pesca del Comando generale della Guardia Costiera di Roma ha inviato in area operazioni la nave Dattilo, unità maggiore della Guardia Costiera capace di assicurare il necessario contributo operativo per il buon esito di un’attività estremamente complessa.

Le operazioni si sono concluse con il sequestro di 45 tonnellate complessive stimate di materiale, tra semi di mitile, cordame e galleggianti, utilizzato per la realizzazione dell’attività illecita. 22 tonnellate solo di prodotto ittico, che si stima avrebbe consentito, una volta raggiunta la taglia di commercializzazione, di immettere sul mercato almeno cento tonnellate di cozze, con un illecito guadagno, per la sola vendita all’ingrosso, di almeno cento mila euro.

’attività è sia finalizzata alla tutela della salute dei consumatori, prevenendo l’illecita immissione sul mercato di un prodotto non certificato per il consumo umano, sia volta a tutelare la “filiera-corretta” del settore, composta da operatori della storica mitilicoltura tarantina rispettosi delle norme e che si trovano a subire una concorrenza sleale. Nell’operazione è stata coinvolta la nave Dattilo, unità maggiore della Guardia Costiera.

Il personale dell’unità, sui quattro battelli veloci operanti in mare, con a bordo anche personale della locale Azienda sanitaria locale, è intervenuto congiuntamente ai sommozzatori del Nucleo della Guardia Costiera di San Benedetto del Tronto.
Non secondari, gli aspetti di tutela della sicurezza della navigazione, minati dal posizionamento degli impianti abusivi.

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