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Si spacciava per ginecologo, contattava con l’inganno le sue vittime e diceva loro che avevano gravi infezioni vaginali. Quindi, le induceva a compiere visite ginecologiche on line. Alcune sono cadute nella rete del 40enne, altre lo hanno subito denunciato facendo scattate l’inchiesta. Le vittime sarebbero oltre 400 in tutta Italia. Il finto ginecologo è ora accusato dalla Procura di Taranto di violenza sessuale e la Polizia postale, su delega dei pm, ha compiuto una perquisizione domiciliare nei suoi confronti sequestrando smartphone, supporti di memoria e schede sim.
Il falso ginecologo, secondo la pubblica accusa, dopo aver recuperato i numeri dei telefonini da siti di compravendita on line, faceva capire telefonicamente alle sue interlocutrici di essere a conoscenza di esami clinici compiuti in diverse strutture sanitarie in tutta Italia e diceva che probabilmente erano affette da infezioni vaginali gravi. Quindi, proponeva una visita on line. Stando alle denunce, sarebbe lui l’autore degli incessanti giri di telefonate che da settembre 2021 hanno portato numerose donne molestate a sporgere denuncia presso gli uffici della Polizia Postale.
Le vittime dicevano di essere state contattate da un uomo che si presentava come ginecologo e proponeva loro una visita ginecologica alquanto irrituale. Il 40enne è stato identificato attraverso l’analisi dei dati telefonici e telematici, gli accertamenti effettuati su file audio delle telefonate registrate dalle vittime e, soprattutto, dalla collaborazione di queste ultime.
Una vicenda che ha qualche analogia, soprattutto per il reato contestato, con quella del ginecologo barese Giovanni Miniello, agli arresti domiciliari dal 30 novembre scorso per violenza sessuale ai danni di due pazienti. Nei suoi confronti la difesa ha chiesto al Tribunale del Riesame la revoca della misura detentiva, i pm di Bari invece hanno chiesto il carcere. La Procura parla di «Aberranti modalità della condotta del medico.
E’ evidente – scrivono i pm – come ci si trovi di fronte a un criminale seriale che ha dato ampia prova negli anni di non possedere alcun freno inibitorio e, conseguentemente, il rischio di reiterazione appare elevato oltre misura, sicché palesemente erronea è la scelta di concessione degli arresti domiciliari, laddove ci si trova in presenza di un soggetto che nel corso degli anni in più circostanze ha tenuto in spregio assoluto leggi, etica professionale e morale».
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