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La protesta contro le trivelle in mare

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Il ricorso della Regione Puglia non è stato inutile perché «in sede di Via» dovrà «essere valutato l’effetto cumulativo dei progetti che possono avere un impatto notevole sull’ambiente». Il governatore Michele Emiliano è soddisfatto del provvedimento emesso giovedì dalla Corte di giustizia europea con il quale è stato stabilito che è conforme al diritto europeo il fatto che uno Stato membro dia più permessi di ricerca sugli idrocarburi allo stesso operatore, anche se le attività saranno svolte su zone contigue.

Il caso era stato sollevato dalla Regione Puglia che aveva fatto ricorso prima al Tar, perdendo, e poi davanti al Consiglio di Stato contro quattro concessioni ottenute nel mare Adriatico, al largo della costa pugliese, dalla società australiana Global Petroleum. La Regione sosteneva che la società avesse presentato quattro diverse domande per effettuare esplorazioni attraverso indagini sismiche in 2D e 3D, ognuna entro un perimetro di 750 chilometri quadrati, per un totale di quasi 3.000 kmq, per aggirare la norma italiana che vieta di effettuare ricerche in aree superiori ai 750 kmq, in contrasto con le norme europee in materia di concorrenza.

Il Consiglio di Stato, pur ritenendo che le estensioni delle concessioni non fossero compatibili con le norme europee sulla concorrenza, aveva rimesso alla Corte Ue la questione trasmettendo una domanda di pronuncia pregiudiziale. La Corte era chiamata a stabilire se fosse compatibile con la direttiva europea in materia di concorrenza la legislazione italiana, la risposta è stata «sì»: è conforme.

Ad una condizione, però: quella di «garantire a tutti gli operatori un accesso non discriminatorio a tali attività e di valutare l’effetto cumulativo dei progetti che possono avere un impatto notevole sull’ambiente». Ed è su questo punto che Emiliano ritiene che la Regione abbia incassato un punto a suo favore, perché è vero che una sola società potrà ottenere più permessi ma l’impatto ambientale andrà valutato nel suo complesso sull’area.

«La Corte – dice Emiliano – rimette al Consiglio di Stato la questione relativa alla valutazione di impatto ambientale dando indirizzo perché essa sia svolta sommando ogni singola autorizzazione alla prospezione e ricerca di idrocarburi in mare, e quindi accogliendo nella sostanza le preoccupazioni della Regione Puglia sulla raffica di autorizzazioni contigue rilasciata nel mare della Puglia. In questo modo sarà possibile mettere un freno a questa modalità legittima, dice la Corte, ma che non può aggirare le normative sulla valutazione di impatto ambientale. Il ricorso della Regione Puglia non è stato respinto perché la palla è ritornata al Consiglio di Stato che deve ancora decidere ».

«Adesso – prosegue Emiliano – in compresenza di più autorizzazioni su aree contigue, in termini cumulativi, sarà più difficile ottenere una valutazione di impatto ambientale positiva». «Quindi – conclude – se è vero che la normativa italiana non contrasta con il diritto dell’Unione, è anche vero che in sede di valutazione dell’impatto ambientale deve essere valutato l’effetto cumulativo dei progetti che possono avere un impatto notevole sull’ambiente».

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