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«Ringrazio Vincenzo Castellano per la nomina ricevuta ed Orlandino Greco e Nicodemo Filippelli per la fiducia riposta nella mia persona. Una nomina, quella di coordinatore regionale IdM Puglia, che cercherò di onorare con quello spirito di servizio che ha da sempre caratterizzato il mio impegno politico».
Con queste parole il neo coordinatore regionale di Italia del Meridione, Rocco Pignataro, ha accolto l’incarico ricevuto garantendo da subito «impegno, a difesa soprattutto delle autonomie locali, che ho avuto il piacere di condividere con Nicodemo già durante la XV legislatura della nostra Repubblica, da parlamentari eletti nelle circoscrizioni del Sud, e con Orlandino da dirigenti del Movimento Per le Autonomie, fondato da Raffaele Lombardo».
Pignataro ha, altresì, aggiunto come «consapevole della crisi di rappresentanza dei partiti e della politica, avvertita ancor di più a queste latitudini perché spesso dimenticate dall’azione dei governi, ho accolto con entusiasmo la sfida di Italia del Meridione nel voler dare voce ai sempre più scoraggiati cittadini che non si rivedono più nell’azione politica dei partiti centralisti e che sperano ancora, nonostante tutto, nel riscatto dei nostri territori».
«Basti pensare allo svilimento della rappresentanza parlamentare, con i deputati che, una volta eletti attraverso liste bloccate, sono sovente ininfluenti perché nell’autodeterminarsi diviene condizionante il fattore fedeltà al leader o al brand che, di fatto, li nomina in Parlamento».
Intanto «negli enti locali qui al Sud, i sindaci e gli amministratori continuano a resistere, essendo i primi presidi di democrazia a dover dare risposte alla gente, con sempre meno risorse a disposizione e quindi meno servizi. Alla loro, spesso, solitaria ma valorosa azione dobbiamo affiancare quella dei corpi intermedi e delle intelligenze scevre dai condizionamenti degli steccati ideologici e capaci di elaborare proposte politiche mirate realmente alla valorizzazione delle vocazioni territoriali».
Quello di oggi, secondo Pignataro, «è un Sud abbandonato, senza una politica, senza un orizzonte, senza una convergenza tra meridionalisti per tradurre in azione un pensiero ormai unanime. Ci viene detto in tutti i modi dall’Europa, dall’ISTAT e dalla SVIMEZ che non riusciamo ad uscire dalla crisi, eppure continuiamo a farci del male, continuiamo ad intervenire sui problemi del Sud come se il Paese fosse un insieme forzato di compartimenti stagni».
Pignataroricorda come «nel periodo più difficile della nostra storia repubblicana, quello post Seconda Guerra Mondiale, riforme come quella agraria, la Cassa per il Mezzogiorno o il piano siderurgico ed infrastrutturale sono state le azioni che tirarono fuori il Paese da una crisi drammatica e che quindi pongono di diritto l’allora classe politica, da De Gasperi a Pasquale Saraceno o Giustino Fortunato, nell’Olimpo dei veri meridionalisti».
A questo punto, però, «sentiamo l’esigenza, da un lato, di politici più competenti e, dall’altro, di avere una strategia di coesione/inclusione per tutte le regioni del Mezzogiorno. La priorità, dunque, deve essere quella di una grande stagione di investimenti mirati, in modo tale da assolvere al compito storico che De Gasperi ci ha lasciato in eredità: sanare finalmente l’intero Mezzogiorno, con interventi programmatici e organici per tornare ad essere un grande, unito e pacificato Paese».
In questo quadro si inserisce il nuovo ruolo di Pignataro: «Questo sarà il nostro impegno, nella consolidata certezza che non vi può essere futuro per un Paese che rinuncia ad una dimensione nazionale di crescita e di sviluppo. Immaginiamo, tutti insieme, un domani migliore da donare alle future generazioni».
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