Michele Emiliano, Loredana Capone, Giannicola De Leonardis
2 minuti per la letturaFrizioni nel centrosinistra ma anche l’opposizione non ha ancora trovato l’accordo per la nomina dei tre «grandi elettori» chiamati a scegliere il prossimo Capo dello Stato. Ogni regione ne può individuare tre, nel caso della Puglia due saranno ad appannaggio del centrosinistra e uno al centrodestra. Nella maggioranza i due nomi sono quelli del governatore Michele Emiliano, sicuro, e della presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone. Sull’esponente del Pd, però, ci sono delle resistenze, che tuttavia dovrebbero essere superate, anche se il voto segreto può sempre riservare sorprese.
Nel centrodestra, invece, il nome indicato è quello di Giannicola De Leonardis, consigliere di Fratelli d’Italia e vicepresidente del Consiglio. Se non fosse che i rapporti non certo idilliaci tra Fdi e Lega e Forza Italia stanno mettendo in dubbio la scelta. L’outsider è Paolo Pagliaro, eletto nelle fila della lista civica “La Puglia domani” messa su da Raffaele Fitto ma poi rimasto solo nel gruppo. Pagliaro è molto vicino alla Lega, tanto da aver partecipato lo scorso dicembre al congresso regionale con il leader Matteo Salvini. Pagliaro è il nome “giusto” per scompaginare i piani di Fratelli d’Italia: ufficialmente non è iscritto a Lega o Forza Italia, quindi super partes, ma allo stesso tempo simpatizzante del Carroccio. Un derby che potrebbe regalare colpi di scena nel segreto dell’urna.
Il centrodestra, inoltre, ha invitato Antonella Laricchia, consigliere del M5S anche se ormai corpo estraneo al suo gruppo, a partecipare alla loro riunione per scegliere chi dovrà essere il terzo grande elettore pugliese. Il Consiglio si riunirà la settimana prossima, con ogni probabilità il 13 gennaio, per la votazione. Complessivamente saranno 1009 i “grandi elettori” chiamati ad eleggere il Capo dello Stato: 321 senatori, 630 deputati e 58 delegati regionali, tre per ogni Regione, ad eccezione della Valle d’Aosta che ne ha uno, designati in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze.
Nei primi tre scrutini per essere eletti occorre il quorum dei due terzi i componenti l’Assemblea, vale a dire 673 voti, dal quarto la maggioranza assoluta, 505. In realtà attualmente il plenum è fermo a 1007 componenti: i senatori sono 320, in attesa che l’Aula del Senato convalidi il subentro del senatore del Pd Fabio Porta a quello del Maie Adriano Cario, dichiarato decaduto. I deputati attualmente in carica sono invece 629, essendo vacante il seggio lasciato libero dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ma per domenica 16 gennaio sono state convocate le elezioni suppletive, pertanto il nuovo eletto si aggiungerà al plenum appena verrà proclamato.
Al momento nessuno schieramento ha i numeri per riuscire ad eleggere da solo il Presidente, neanche quando il tetto si abbassa. Anche perché risulta difficile incasellare in uno dei due principali poli, centrodestra e centrosinistra, forze che potrebbero giocare un ruolo determinante di ago della bilancia.
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