Massimo Cassano con Michele Emiliano
3 minuti per la letturaMa cosa mi combina? Va da Carlo Calenda, l’acerrimo nemico di Michele Emiliano? «Sono stato invitato e sarebbe stato sgarbato rifiutare». La prima domanda che poniamo a Massimo Cassano non è assolutamente casuale. Il leader di Puglia Popolare-Popolari, fedelissimo del governatore e capo dell’Arpal Puglia, l’agenzia che deve cercare un lavoro ai disoccupati di casa nostra, nelle scorse ore è stato ospite del congresso provinciale di Azione. Il partito di Calenda, l’ex ministro dello Sviluppo Economico del governo Renzi che non le mandava a dire a Emiliano. Specie su Twitter e specie sull’ex Ilva. Ma, si sa, un cinguettìo politico non si nega a nessuno. Ed ecco Cassano palesarsi alla convention calendiana.
La scorsa estate ha flirtato con la Lega, ora in inverno siamo agli amorosi sensi con Calenda?
«Assolutamente no. Premesso che Calenda non c’era e che sono stato invitato da un giovane componente del direttivo provinciale e dal deputato Nunzio Angiola (ex M5S, ndr), mi sembrava scortese rifiutare. Io vado dove mi invitano: ai congressi dei partiti, dei sindacati, ai dibattiti. Se volessi scegliere un’alternativa a Michele Emiliano avrei mille occasioni per farlo viste le tante offerte. Ma non è nel mio stile. Per me non esiste alcuna alternativa al governatore della Puglia. E poi mi scusi, se la Meloni va dal Pd, non vedo perché io non possa andare come ospite ai congressi dei partiti».
Come procede la sua lista Puglia Popolari-Popolari?
«Benissimo. Stiamo crescendo ovunque, da Foggia a Brindisi, dalla Bat al Salento e in realtà importanti come Triggiano, Fasano e San Giovanni Rotondo. A Bari abbiamo anche creato un gruppo consiliare al Comune».
Che chiederà quindi un assessorato al sindaco Antonio Decaro?
«Non abbiamo questo interesse. Nemmeno ai miei tre consiglieri interessa. Ci interessa lavorare per la città e costruire una lista civica che aggreghi sempre più gli elettori sfiduciati dai partiti tradizionali. Abbiamo ormai più di trecento amministratori locali pugliesi che hanno aderito».
Più o meno di quelli dell’altra costola dei Popolari del suo ex sodale, l’assessore regionale Gianni Stea?
«Non credo ne abbia. Bisognerebbe chiedere a lui. A parole siamo tutti bravi a dire “Ho dieci, cento, mille iscritti”. Contano i fatti. I numeri vanno messi sul bancone».
Domani il consiglio regionale deciderà sull’incompatibilità di Stea per debiti maturati con la Regione. Cosa ne pensa?
«Non mi piace commentare le vicende altrui. Un conto è l’aspetto politico, un altro è quello personale. Non si giudica perché ognuno di noi può inciampare in un errore».
Scenari politici: tra due anni Bari andrà al voto. È già tempo di iniziare a individuare il candidato sindaco per il centrosinistra?
«Il tema va affrontato nella coalizione ma occorre capire cosa succederà prima con l’elezione del Capo dello Stato e poi con le Politiche dell’anno prossimo. E soprattutto con quale legge elettorale e con quali liste».
Massimo Cassano avrà un ruolo al Comune o al Parlamento?
«Non ho una particolare fame o sete. Resto in ogni caso a disposizione di tutti. Prenderò atto di quello che mi sarà proposto. Ma ripeto: ora è prematuro, c’è da eleggere il presidente della Re».
Se lei oggi fosse ancora senatore, a chi darebbe il suo voto?
«Certamente a Mattarella per poi passare il testimone a Mario Draghi. Abbiamo un premier che in Europa, con l’uscita dalle scene della Merkel e tra un po’ di Macron, è la figura più autorevole. Siamo in una fase internazionale molto delicata: le tensioni Usa-Russia, l’Ucraina, i talebani in Afghanistan, quindi non si scherza».
Come passare dal congresso barese di Calenda alle Nazioni Unite.
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