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Davide Bellomo

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Davide Bellomo è netto. «Non abbiamo fatto una bella figura in queste amministrative, credo che non sia serio per chi fa politica dire di aver vinto quando non è così, quando le cose non sono andate bene, bisogna fare solo un’analisi corretta per non commettere gli stessi errori». Gli errori sono quelli della sua Lega, di cui è capogruppo in Consiglio regionale, non apparsa nelle tra le liste dell’ultima tornata elettorale di nessun comune pugliese, e quelli della coalizione di centrodestra, uscita sconfitta in quasi tutte le contese.

Cosa hanno detto queste elezioni?
«Che noi abbiamo perso e dobbiamo fare mea culpa ma anche che il centrosinistra non ha vinto».

Si spieghi
«Il voto ci ha detto che i due bacini da soli non sono capaci di vincere le elezioni, non ce la fanno, ma se apri il recinto alle civiche di area con prospettive aperte su contenuti e programmi si può vincere. Il centrosinistra ha fatto, ma su un mero calcolo elettorale. Mettere alfa e omega insieme ti serve a vincere le elezioni, al massimo a governare, ma non a realizzare le cose che vorresti realizzare. Non ce la fai altrimenti».

Perché la Lega e il centrodestra non ci sono riusciti?
«Non è stato fatto questo lavoro di raccordo. I partiti di centrodestra devono farsi carico delle aperture con le civiche di area altrimenti perderemo sempre. Ma serve una classe dirigente in grado di farlo, di aprire sui contenuti».

Può fare un esempio?
«Il tema dell’ambiente sul quale potrei trovare sintonia con qualcuno dell’area delle civiche. Io sono pro ambiente ma non contro l’uomo, il 96 per cento patrimonio Unesco è opera dell’uomo, perciò io dico che l’uomo deve vivere in armonia con l’ambiente e migliorarlo. Come è accaduto con i trulli in Valle d’Itria o in Costa Smeralda, dove ci sono anche le ville che si affacciano sul mare: sono fatte in concomitanza con l’ambiente, nessuno può dire che siano brutte».

Di brutture e scempi, volendo incalzarla sul tema, in Puglia però nei decenni, soprattutto in riva al mare, ne sono stati fatti fin troppi.
«È vero ma dallo scempio non è che devo passare a non fare niente. Ci sono da recuperare interi ruderi sul litorale pugliesi, da recuperare destinare ad altro. Su questo credo che siano d’accordo in tanti e se riusciamo a unirci con chi la pensa allo stesso modo, senza rimanere nel nostro recinto, capendo le esigenze dei singoli territori senza limitarci a ripetere come eco quello che dicono i leader nazionali, ce la possiamo fare».

Eppure qualche mese fa vi eravate incontrati al Palace di Bari per pianificare tutte le candidature.
«Ma non siamo andati oltre a quell’incontro, poi ci si è dovuti confrontare con le singole comunità, scontrarsi con rapporti personali che non funzionano»

Siete accusati di posizione morbide verso Emiliano, col quale ci sarebbero addirittura state convergenze: il suo giudizio pro Salvini, la cena a Foggia dopo la caduta del sindaco in quota lega Landella, il sostegno al sindaco di estrema destra Mellone a Nardò. Che ne pensa?
«Che è sufficiente vedere tutti gli atti in Consiglio regionale, le leggi proposte, il nostro ostruzionismo, per capire che la nostra opposizione è invece dura, più di quella di Antonella Laricchia, per citarne una. Poi la mia idea di opposizione consiste non nel limitarsi a dire cosa non va fatto ma nel proporre cosa andrebbe diversamente realizzato. Non ho poi preconcetti, dico che assessori come Maraschio o Lopalco devono andar via, che Bray e Pentassuglia invece lavorano bene».

E la cena col vostro consigliere Splendido e il sostegno a Mellone?
«Nel primo caso, Joseph, persona gentile, invitò a cenare coloro che si trovarono in una riunione in prefettura a Foggia. Invitò anche il prefetto. Spuntò quella foto e fu interpretata come un’apertura tra Lega ed Emiliano. Da capogruppo gli avrei detto di evitare. Mellone, invece, rappresenta un problema per il centrosinistra ed Emiliano, non per la Lega».

Ma vota Emiliano
«Solo per andare contro Raffaele Fitto».

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