X
<
>

Immagine di repertorio

Share
2 minuti per la lettura

Ci sono il sindaco di Otranto, Pierpaolo Cariddi, sospeso dall’incarico perché sottoposto a divieto di dimora dall’8 luglio scorso, e il presidente di Federalberghi di Lecce, Raffaele De Santis, tra le 10 persone arrestate questa mattina, lunedì 12 settembre 2022, da carabinieri e Guardia di Finanza.

L’indagine sul presunto intreccio tra affari e politica che ha portato in carcere il sindaco e l’ex sindaco di Otranto, rispettivamente i fratelli Pierpaolo e Luciano Cariddi, ha consentito di porre agli arresti domiciliari altre otto persone: l’ex responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Otranto Emanuele Maria Maggiulli, di 56 anni, l’istruttore tecnico comunale Roberto Aloisio, di 50, l’ex responsabile dell’ufficio paesaggistico Giuseppe Tondo, di 69, il progettista ritenuto prestanome di Luciano Cariddi, Marco Maggio, di 40, e gli impreditori idruntini Salvatore Giannetta, di 63, il presidente di Federalberghi Lecce Raffaele (detto ‘Mimmò) De Santis, di 76, Roberto De Santis, di 64, e Luigi Bleve, di 61. Gli indagati sono complessivamente 60.

Gli arrestati rispondono a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al compimento di plurimi delitti contro la pubblica amministrazione, l’amministrazione della giustizia, di corruzione elettorale, frode in processo penale, depistaggio, turbata libertà degli incanti e truffa ai danni dello Stato e dell’Ue.

L’inchiesta sarebbe partita da un’indagine dei carabinieri su vicende di presunta corruzione e si è poi intrecciata con una recente indagine della Gdf, chiamata ‘Re Artù’, su presunti intrecci tra politica e sanità.

L’indagine di questa mattina ha anche portato al sequestro preventivo di strutture turistico-ricettive, stabilimenti balneari, aziende agrituristiche, diverse unità immobiliari e numerose somme di denaro, per un valore stimato in diversi milioni di euro, “illecitamente autorizzati o realizzati – è detto in una nota – in violazione delle norme in materia edilizia e paesaggistica».

L’inchiesta della magistratura salentina avrebbe fatto emergere «un consolidato sistema associativo di natura corruttiva politico-imprenditoriale, che da tempo avrebbe pervaso una determinata amministrazione comunale, coinvolgendone amministratori e funzionari “troppo vicini” ad alcuni imprenditori con interessi economici in quel centro, coltivati attraverso artefatte aggiudicazioni di appalti e rilasci di concessioni comunali offrendo utilità di diversa natura, finanche ad assicurare un “bacino di voti” per il sostegno elettorale ricevuto da alcuni degli indagati, nonché vantaggi economico-patrimoniali per i restanti».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE