Un frame da un video di sorveglianza da un bancomat svaligiato
2 minuti per la letturaFoggia, svaligiavano i bancomat e i postamat di tutta Italia con il trucco delle marmotte, una carica esplosiva scardinava le casseforti che poi la banda svuotava
FOGGIA – I Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia hanno eseguito la misura cautelare, disposta dal Giudice per le Indagini Preliminari di Foggia, della custodia cautelare in carcere nei confronti di 8 persone accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata ai furti aggravati dall’utilizzo di materiale esplosivo, violazione della legge sulle armi, ricettazione e riciclaggio.
Le indagini, avviate nel mese di dicembre 2023 in seguito a una serie di furti realizzata utilizzando esplosivo. La banda, in sostanza, utilizzavano l’esplosivo per danneggiare gli sportelli ATM al fine di scardinarli e prelevarne il denaro custodito al loro interno. Tutte le condotte criminali, secondo quanto appurato nelle indagini, sarebbero avvenute in tutto il territorio nazionale e avrebbero consentito di individuare un’associazione per delinquere, con sede nella provincia di Foggia, dedita proprio alla commissione di furti aggravati presso istituti di credito, bancari e postali.
FOGGIA, SGOMINATA LA BANDA DELLE MARMOTTE, ECCO COME AGIVANO
I furti, come detto, venivano attuati mediante il confezionamento e l’utilizzo di ordigni esplosivi artigianali, cosiddetti “marmotte”, assimilabili per caratteristiche e composizione a vere e proprie armi da guerra, adoperati per danneggiare le casseforti collegate ai dispositivi di prelievo automatici. Secondo la ricostruzione effettuata dalla Procura di Foggia e dai Carabinieri di Foggia, il modus operandi della compagine criminale prevedeva l’impiego di autovetture di grossa cilindrata precedentemente rubate o modificate con targhe clonate per gli spostamenti da e verso il luogo della rapina. Inoltre la banda utilizzava carte di credito prepagate, fornite da uno degli indagati e intestate a cittadini stranieri, inserite nelle “bocchette” degli sportelli ATM per assicurarne l’apertura e consentirne così la successiva introduzione della “marmotta” che, esplodendo, di fatto crea una apertura verso la cassaforte da cui prelevare il denaro.
L’organizzazione avrebbe, inoltre, beneficiato di specifiche professionalità e competenze in relazione alla fabbricazione di ordigni artigianali e al possesso di conoscenze sui meccanismi di funzionamento degli sportelli automatici. Per la realizzazione dei “colpi” gli inquirenti hanno scoperto che la banda metteva in atto una attenta attività di pianificazione, con l’assegnazione preordinata dei ruoli che ciascun indagato avrebbe dovuto rivestire nel corso degli assalti (autisti, vedette, staffettisti, esecutori con compiti operativi e logistici).
Durante le investigazioni gli inquirenti avrebbero documentato il metodo con il quale la banda ripuliva il denaro asportato e macchiato dai dispositivi antifurto degli sportelli ATM per poi riciclarlo. Inoltre avrebbero accertato le modalità di spartizione dei proventi che prevedevano, tra l’altro, un tariffario prestabilito per i partecipanti e la corresponsione di somme di denaro in caso di buon esito del colpo.
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