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La Regione dovrà ripianare 255 milioni della sanità entro il 15 luglio

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Poco più di tre mesi per ripianare lo squilibrio finanziario da 255 milioni della sanità pugliese. I tempi sono stati definiti chiaramente e arrivano al prossimo 15 luglio. Un conto alla rovescia emerso ieri durante l’audizione dell’assessore alla Sanità, Rocco Palese, in I e III commissione consiliare. Nel 2021 la Regione aveva ricevuto dallo Stato 7 miliardi e 655 milioni, ma ne aveva spesi 8 miliardi e 155 milioni provocando un buco di 500 milioni.

A ripianare il cratere si era intervenuti con 66 milioni provenienti dal payback, cioè il contributo delle aziende farmaceutiche alle Regioni, e con 188 milioni di contributo integrativo Covid. E’ il presidente della I Commissione, Amati, a indicare la strada che secondo l’esponente regionale non dovrebbe che passare da tre assi: riduzione della spesa, riqualificazione dei servizi e nuove nascite». Basteranno a recuperare i 255 milioni entro i prossimi 97 giorni?

Nel frattempo i passaggi che hanno portato a questo punto sono presto spiegati dalle cifre: la spesa farmaceutica ospedaliera è pari a 200 milioni ai quali si aggiunge il costo dell’organico tra nuove assunzioni e rinnovi contrattuali, che complessivamente pesa per circa 70-80 milioni. Infine 180 milioni sono stati spesi per la mobilità passiva.

Quando, poche settimane fa, le cifre sulle passività della sanità diventarono pubbliche, il capogruppo della Lega, Davide Bellomo, rivolgendosi al neo assessore Rocco Palese scrisse in una nota: «Trovi il tempo di dire con chiarezza che le colpe di quel “rosso opaco” nei conti della sanità regionale non ricadano sulle tasche dei contribuenti. In attesa di un provvedimento ad hoc del governo nazionale, che potrebbe anche non arrivare, Palese si impegni fin d’ora in tal senso.

E soprattutto cerchi di capire quali sono le inefficienze, la mancanza di organizzazione e di programmazione, gli sprechi e la cattiva gestione che hanno generato questo evidente fallimento. Esistono – aveva aggiunto Bellomo – mi sembra chiaro, delle responsabilità che vanno individuate e valutate in prospettiva.

Altrimenti, si potranno investire anche miliardi senza che le cose cambino. I soldi dei cittadini pugliesi vanno maneggiati con cura. Senza pretendere soluzioni da chi ha già dato». Ipotesi sull’origine dello squilibrio erano arrivate da Antonio Perruggini dell’associazione “Welfare a Levante” che in una dichiarazione all’agenzia Dire aveva sottolineato: «Il buco finanziario della sanità in Puglia, pari a 230 milioni di euro, corrisponderebbe alle somme non date a Rsa e centri diurni.

È un dubbio fondato che pone gravi preoccupazioni e interrogativi verso il settore che langue da tempo e che aspetta conferme delle autorizzazioni e degli accreditamenti approvati dalla Regione Puglia ma rimasti sulla carta». Perruggini si chiedeva inoltre se: «Si può sostenere che le somme destinate a Rsa e centri diurni abbiano finanziato altri settori».

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