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C’è l’incognita del personale, dei medici, degli infermieri e degli operatori sociosanitari già ora insufficienti nei numeri. Ma il programma che definirà la nuova sanità pugliese attraverso gli oltre 651 milioni di euro a disposizione attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza è già delineato. Ne ha discusso ieri davanti alla I e alla III commissione del Consiglio regionale durante l’audizione in cui è stato ascoltato l’assessore alla Sanità Rocco Palese.

Mentre il presidente della commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati ha delinea i numeri della sanità rivoluzionata dal Pnrr. Sono previste 121 case della salute, 36 ospedali di comunità, di cui 27 esistenti da ristrutturare e nove di nuova costituzione, e «saranno acquistate 273 grandi macchine, tra cui Tac, risonanze magnetiche, acceleratori lineari, angiografi, gamma camera semplici o congiunti a Tac, mammografi, Pet-tac e ecotomografi».

La dislocazione delle case della salute sarà resa nota nei prossimi giorni ma per quanto riguarda gli ospedali di comunità il quadro è già delineato. Saranno realizzati quelli di Bari, Taranto, Foggia e Andria, che si aggiungeranno a cinque nuove strutture non ancora rese note e a quelle di Rutigliano, Bitonto, Ruvo di Puglia, Noci, Grumo Appula, Minervino Murge, Trani, Torremaggiore, Sannicandro, Monte Sant’Angelo, Vieste, Accadia, Massafra, Grottaglie, San Pietro Vernotico, Ceglie Messapica, Cisternino, Fasano, Mesagne, Brindisi, San Pancrazio Salentino, Latiano, Campi Salentina, Nardò, Poggiardo, Maglie e Gagliano del Capo.

«Nel programma sanità del Pnrr – spiega il consigliere regionale Pd – manca l’individuazione di centri di piccola chirurgia pubblica nei capoluoghi di provincia, tranne Brindisi. È questa una domanda di salute territoriale importantissima che non riesce nemmeno a essere appagata dalle strutture private e che in questo modo finisce per intasare i grandi ospedali o negare l’assistenza per i cittadini più poveri e disorientati. Qui c’è uno dei nodi più grossi del disagio, dell’attesa e delle disfunzioni, che spesso viene occultato con motivazioni burocratiche dalle attenzioni del decisore politico».

Nel programma si parla anche di formazione del personale e digitalizzazione delle procedure ma è l’acquisto di attrezzature fondamentali per la nuova medicina a fare la differenza, con le 273 grandi macchine. Alla sola Asl di Bari andranno 11 nuove Tac, due risonanze, otto sistemi radiologici, due nuovi angiografi, una Gamma camera, una Gamma camera Tac e dieci ecotomografi 10. Al Policlinico del capoluogo saranno assegnate invece due Tac, due risonanze, quattro sistemi radiologici, quattro angiografi e dieci ecotomografi. Mentre all’istituto di ricerca Giovanni Paolo II andranno due Tac, una risonanze, un acceleratori lineare, un sistemi radiologico, due mammografi e, infine, due ecotomografi.

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