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Per abbattere le liste di attesa create anche, ma non solo, dall’emergenza Covid, l’Asl Bari, grazie alle risorse messe a disposizione della Regione Puglia, ha stanziato, extra budget, 5,29 milioni di euro in favore delle case di cura private accreditate con il sistema sanitario. Una spesa criticata dalla Funzione pubblica Cgil Medici che ritiene che con quella stessa somma si sarebbe potuta «investire nel pubblico», assumendo nuovo personale o potenziando i servizi.

Lo stanziamento di 5,29 milioni di euro è previsto dalla delibera dell’Asl firmata lo scorso 27 dicembre, la numero 2338: secondo quanto si legge nel documento, dei 5,29 milioni, poco più di un milione è destinato agli interventi «di alta complessità riconducibili alle discipline di Chirurgia generale, Ortopedia e Traumatologia»; 4,28 milioni, invece, è la parte riservata a tutte le altre discipline.

Il fondo extra budget è stato così suddiviso tra le case di cura private accreditate presenti a Bari e provincia: 2,44 milioni alla Mater Dei Hospital; 1,26 milioni alla Santa Maria; 804mila euro all’Anthea Hospital; 578mila euro a Villa Luca Hospital e 196mila euro a Monte Imperatore. Per la Fp Cgil medici «un regalo di Natale», per la Regione un intervento necessario per abbattere le liste di attesa che sono cresciute a dismisura durante i due anni di pandemia Covid-19, anche per via del blocco dei ricoveri e delle prestazioni per lunghi periodi.

In tutta la Puglia sono oltre 14 mila i ricoveri in lista d’attesa, ma si tratta soltanto della punta dell’iceberg. Basti pensare che sono 12mila le prime visite ed esami che non sono stati eseguiti nei tempi massimi previsti dalla legge nel solo mese di luglio 2021: è quanto emerge dall’ultimo monitoraggio svolto dalla stessa Regione sui tempi di attesa in sanità. Le verifiche sono state svolte tra il 12 e il 16 luglio del 2021 e su un totale di 64.520 esami o visite prenotate per la prima volta, gli ospedali e ambulatori sono riusciti a rispettare i tempi massimi solamente per 52.586 prestazioni. Vuol dire che altri 12mila pugliesi hanno dovuto attendere più del dovuto e questo vale anche per gli esami «urgenti».

Ad esempio, solamente una visita cardiologica urgente su cinque a luglio è stata eseguita entro tre giorni dalla prenotazione, per la precisione su 126 sono stati 25 i «fortunati» che hanno potuto sottoporsi all’esame nei tre giorni previsti, il 19,84%. Su 23 pugliesi che hanno prenotato una prima visita gastroenterologica urgente, in quattro hanno ottenuto una data entro i tre giorni (17,39%); Tac dell’addome superiore: 15 prenotazioni e due visite entro tre giorni (13,33%); Tac all’addome completo, 114 richieste e 17 esami nei tempi massimi (14,91%); Tac al cranio, 61 prenotazioni e solamente otto esami eseguiti entro i tre giorni (13,11%).

Proprio per abbattere le liste di attesa la Puglia ha ricevuto dal governo poco più di 32 milioni, non una somma astronomica ma un gruzzoletto comunque utile per potenziare i servizi sanitari. Il lavoro da fare non manca, un dato su tutti: sono oltre 134mila gli interventi programmati in meno nel 2020 rispetto al 2019, 65mila durante il primo lockdown, da marzo a giugno, e 52mila da ottobre a dicembre dell’anno scorso. Numeri record per la Puglia, solamente in Calabria si è registrata una contrazione delle operazioni chirurgiche maggiore.

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