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É un dato ancora approssimativo, ma il caro bollette potrebbe costare alle Asl e ospedali pugliesi circa 18-20 milioni. Una cifra importante e che necessiterà di una copertura. A fare i conti è la Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), secondo la quale il costo dell’energia subirà un incremento di circa il 30%, considerando che per riscaldamento e energia elettrica gli ospedali pugliesi spendono già mediamente 60 milioni all’anno, ecco che l’incremento dovuto ai rincari sfiora i 20 milioni.
Si tratta di stime ma molto preoccupanti, non lo nasconde Giovanni Migliore, presidente di Fiaso e direttore generale del Policlinico di Bari: «Dobbiamo essere molto chiari – spiega – ovviamente non abbiamo difficoltà di approvvigionamento, ma avvertiremo certamente una sofferenza nei bilanci quando si consolideranno gli aumenti e andremo a contabilizzare il costo complessivo dedicato alla quota energia, divisa per riscaldamento, gas e approvvigionamenti elettrici».
Perché chiaro che i rincari di gas ed energia elettrica si stanno abbattendo anche sul settore ospedaliero. Secondo Migliore si tratta di «un problema che l’Italia dovrà affrontare il prima possibile, perché – afferma- a fine anno avremo i bilanci gravati da questa quota di incremento di costo legata all’aumento della bolletta energetica. Si tratta di un costo aggiuntivo per tutti i servizi erogati dallo Stato e quindi, alla fine, pesa su tutti noi contribuenti. Ricordo che le aziende sanitarie sono responsabili in molte regioni di più del 50% della spesa. E dunque non c’è dubbio che tutto questo si rifletterà sul bilancio complessivo dello Stato».
Secondo i calcoli di Fiaso, in tutta Italia l’incremento di spesa sarà di circa 500 milioni, «paragonabile alla somma destinata in Finanziaria per il recupero delle prestazioni non erogate, al netto dei quali avremo comunque meno leve strategiche, le singole aziende infatti potranno usare meno risorse per gli investimenti e per il personale, tutto questo si rifletterà in una maggiore difficoltà nell’erogazione dei servizi prestati ai cittadini», sostiene Migliore. Insomma, un salasso anche per il settore sanità che provoca non pochi grattacapi ai direttori amministrativi per la tenuta dei bilanci: «A fine anno – evidenzia ancora – bisognerà quadrare due numeri, quello delle entrate e quello delle uscite. Sappiamo con certezza che le tariffe per le prestazioni sanitarie, cioè la maniera di rendicontare le nostre prestazioni, non cambieranno. Non siamo liberi professionisti, per i quali è possibile aumentare le tariffe se il costo dell’energia elettrica o di qualche altro fornitore aumentano. Noi saremo costretti a quadrare i bilanci iso tariffe, penalizzando inevitabilmente la quota degli investimenti, in un momento in cui stiamo cercando di utilizzare tutte le risorse disponibili per recuperare le prestazioni non erogate lo scorso anno».
In sostanza, per chiudere i bilanci servirà fare dei tagli che non potranno che ricadere sugli investimenti e sulle prestazioni. Una spia che si è accesa.
«In realtà – precisa Migliore- la spia l’abbiamo non solo accesa ma l’abbiamo formalizzata, nel senso che per noi l’obiettivo è quello di avere più risorse per offrire più servizi. Se dobbiamo pagare un po’ di più, in questo caso molto di più, per il costo dell’energia, ovviamente, dato che il finanziamento è definito, o si interviene sul costo dell’energia o si attribuiscono più risorse finanziarie alle aziende».
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