Il Consiglio regionale pugliese
3 minuti per la letturaL’aumento dell’addizionale Irpef per 75mila pugliesi è adesso realtà. Ieri il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza, con 29 voti favorevoli e 8 contrari, il disegno di legge di adeguamento degli scaglioni e delle aliquote. Un’approvazione «lampo» a distanza di 24 ore da quella della commissione Bilancio, ma i tempi erano stretti e non si poteva fare diversamente perché la Puglia doveva adeguarsi entro il 31 marzo. Con la nuova rideterminazione sono stati stabiliti quattro scaglioni di reddito, di cui il primo fino a 15mila euro, il secondo fino a 28mila euro, il terzo fino a 50mila euro ed il quarto oltre i 50 mila euro.
La tassazione resterà invariata per i redditi ricadenti nel primo e secondo scaglione, ci sarà una riduzione dello 0,08% sui redditi del terzo scaglione e un aumento dello 0,13% sui redditi d’importo superiore ai 50 mila euro. La riduzione di aliquota disposta per i redditi compresi tra 28 mila e 50 mila euro impatta su una platea di 326.441 contribuenti, pari al 19,5% del totale. Invece, l’incremento sui redditi di importo superiore a 50mila euro riguarda 75.372 contribuenti, pari al 4,5% del complessivo.
Il calcolo se declinato su ogni singolo soggetto comporta un aggravio di 19 euro annui per un reddito pari a 75 mila euro, mentre sale a 47 euro per i redditi pari a 100 mila euro. Le entrate dai redditi oltre i 50 mila euro si agiranno intorno a 3 milioni di euro in più. Una “rivisitazione” che ha generato anche ieri in Aula uno scontro tra maggioranza e opposizione, ma anche all’interno dello stesso centrosinistra l’aumento non è stato accolto con favore.
L’assessore al Bilancio Raffaele Piemontese è intervenuto per illustrare il provvedimento, evidenziando che «la Regione Puglia, nell’uniformare l’articolazione degli scaglioni di reddito dell’Irpef alla legge statale, ha apportato modifiche alle maggiorazioni dell’aliquota base dell’addizionale regionale, mantenendo inalterata la pressione fiscale generale». Ha poi precisato che «la Puglia è la Regione più virtuosa con una tassazione tra le più basse rispetto alle altre Regioni d’Italia». Ma Lega e Fratelli d’Italia hanno votato contro il disegno di legge, sostenendo che la Regione avrebbe dovuto «ridurre le tasse ai cittadini» meno abbienti.
«E’ questo – commenta il capogruppo della Lega, Davide Bellomo – il reale obiettivo che la politica regionale deve perseguire. Il problema non è la ricalibrazione delle aliquote per fasce di reddito. Non c’è nessuno dotato di buon senso che possa sostenere che chi guadagna di meno deve pagare di più e viceversa. Il vero correttivo legislativo che va apportato è una significativa diminuzione della pressione fiscale per i contribuenti della nostra regione. E’ questa la prima cosa da fare, a questo devono mirare le prossime manovre di bilancio. Redistribuire, secondo calcoli meritori, dovrebbe attenere soltanto a una fase successiva.
Altrimenti rientriamo nello schema classico dello specchietto per le allodole». Anche per Zullo «poteva essere l’occasione per una scelta politica ed essere l’opportunità per mantenere solo l’aliquota fissa (1,23%) e abolire per tutti la maggiorazione dalla quale la Regione Puglia ricava 70 milioni di euro».
Dal Pd, invece, Fabiano Amati, bacchetta centrodestra e centrosinistra: «C’è un’ostinazione incomprensibile – dice – da un lato si chiede di ridurre le tasse, cosa buona e giusta, e dall’altra non si ha il coraggio di proporre, combattere o sostenere l’eliminazione degli sprechi farmaceutici, dei Consorzi di bonifica e degli extra Lea, molti dei quali non servono ai malati. E quando nel dibattito politico non si prende posizione sugli sprechi, magari presentando emendamenti formali e riducendo il tutto a polemica o provocazione politica, vuol dire che l’intento è la strumentalizzazione del sudore da lavoro delle persone, ossia ciò che porta i soldi nelle casse pubbliche».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA