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Nel Lazio le donne che sono ai vertici delle Asl e degli ospedali superano per numero gli uomini: in 24 ricoprono il ruolo di direttore generale, sanitario o amministrativo contro 18 presenze di sesso maschile. La Puglia è ben lontana da questo esempio virtuoso, visto che sono solamente quattro le donne, contro 18 uomini. Fanno peggio della Puglia poche Regioni: Calabria, Sicilia, Friuli, Sardegna, Abruzzo, Trentino e Valle d’Aosta. La Puglia è, quindi, tra le ultime secondo il monitoraggio effettuato dalla fondazione Openpolis aggiornato al 17 febbraio scorso.
«La disparità di genere – scrive Openpolis – è un fenomeno ancora molto presente in Italia sia in termini salariali che di possibilità di carriera. Un tema che riguarda moltissimi settori e tra questi anche quello sanitario. Infatti, nonostante da alcuni anni le donne siano la maggioranza dei medici in attività professionale, le posizioni di vertice nelle aziende sanitarie locali sono ancora per la maggior parte ricoperte da uomini.
Comunque, per quanto un certo grado di disparità sia piuttosto frequente, l’Italia si differenzia molto a seconda delle regioni. In molti contesti infatti sono solo gli uomini a ricoprire gli incarichi di vertice, ma esistono anche rari casi in cui il numero di donne al vertice delle aziende sanitarie supera quello degli uomini».
Lo scorso 16 febbraio, dopo le nomine dei nuovi direttori generali delle Asl pugliesi, è stata l’assessora regionale al Welfare, Rosa Barone (M5S) a sollevare il problema: solo una, infatti, la donna scelta dal governatore Emiliano per guidare un’Asl. «Guardando la foto che ritrae i nuovi vertici delle Asl pugliesi – aveva scritto su facebook l’assessora Barone – si capisce che la strada è ancora lunga e c’è tanto da fare, in termini di parità di genere. Una sola donna, Tiziana Di Matteo e il resto, uomini. Sebbene il numero delle professionalità interne alle Asl sia assolutamente a netta prevalenza femminile».
Salvo poi correggere il tiro: «La nomina di una sola donna a direttore generale della Asl è stata oggetto in queste ore di un dibattito sul tema della parità di genere. Nel caso specifico però è bene chiarire che le nomine per i direttori generali vengono effettuate scegliendo i profili da un elenco di “candidati idonei” a ricoprire quello specifico ruolo secondo le norme vigenti.
Nel caso della Puglia, l’elenco degli idonei contava 34 nomi, di cui 31 uomini e solo 3 donne. Da questa platea sono stati individuati i nuovi direttori generali, tra cui una donna. Dunque nessuna critica da parte mia all’operato del presidente o della Giunta che hanno espresso la nomina di una donna nonostante i numeri di partenza così bassi».
Fatto sta che, anche in Puglia, la parità di genere è lontana dall’essere raggiunta. Non che nel resto d’Italia vada molto meglio, visto che complessivamente le donne che ricoprono un ruolo di comando sono poco meno di un terzo, il 30,66%. «Questo dato – spiega Openpolis – tuttavia si riduce se si considerano i ruoli in assoluto più importanti. Infatti, se per gli incarichi di direttore amministrativo si arriva al 37,5% e per quelli di direttore sanitario al 34,7%, solo il 20,3% dei ruoli da direttore generale è ricoperto da una donna».
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