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Sono 39 le crisi aziendali che non fanno dormire sonni tranquilli e quasi 25mila i lavoratori coinvolti, di cui quasi 4mila a forte rischio. La nuova relazione del Comitato Sepac, la task force pugliese contro le crisi aziendali, aggiornata al 31 dicembre 2021, disegna un quadro critico per l’economia regionale e l’occupazione. E si tratta persino di un quadro parziale, perché nel frattempo, tra gennaio e febbraio, sono scoppiate altre vertenze importanti, prima fra tutte quella della Bosch, senza dimenticare anche la questione del servizio mense ospedaliere e il futuro incerto per mille operai.

In Puglia è corsa contro il tempo per disinnescare una bomba sociale. «Nel corso del secondo semestre 2021 – si legge nel report – il comitato Sepac ha gestito complessivamente 39 situazioni di crisi aziendale. Complessivamente sono stati realizzati 31 Call-Conference con le forze sindacali e datoriali, preceduti da incontri ed interlocuzioni preparatorie. Il 100% dei nuovi tavoli e delle gestioni di crisi per le quali sono stati aperti i nuovi fascicoli sono ancora in corso di gestione o di avvio delle procedure.

Complessivamente, il 30% delle crisi in gestione al Sepac 11 aziende) è soggetta a monitoraggio stretto (incontri mensili o bimestrali di verifica) mentre per il restante 70% si procede con monitoraggi ordinari con scadenza trimestrale. Per quattro aziende il Sepac ha dovuto attivare nuovi tavoli negoziali presso il ministero del lavoro ed il Mise per i quali la task force regionale ha svolto attività di redazione documentale, verifica ed accompagnamento formale all’evoluzione e conclusione delle trattative».

Secondo i calcoli del gruppo di lavoro pugliese, «i lavoratori a rischio (diretti ed indiretti) interessati dalle situazioni di crisi in carico al Sepac nel corso del semestre sono stati complessivamente n. 3.821 (eccetto Ilva in amministrazione controllata ed Acciaierie d’Italia) dei quali: il 70% circa appartenenti a comparti del settore industriale in senso stretto; il 29% appartenente al settore dei servizi produttivi; il 30% equamente distribuito tra comparto del commercio e servizi alle persone».

Però, «l’intero insieme delle aziende oggetto dell’intervento del Sepac occupa – alla data del 31.12.2021 – una forza lavoro complessiva di 24.633 addetti», Ilva inclusa, «e sviluppa un fabbisogno di industrial and service-utility che si stima coinvolga un bacino di Unità di lavoro standard pari a circa ulteriori 5.000 unità indirette».

La distribuzione territoriale delle crisi aziendali risulta concentrata, per numero di addetti interessati, nelle aree della Puglia centrale, di Taranto e dell’area di Brindisi. Per quanto riguarda i trend di fatturato, «le situazioni di crisi attualmente in lavorazione presso il Comitato evidenziano: una netta flessione, nel 2020, di oltre il 73% per le aziende appartenenti alle subforniture dell’indotto Ilva, del 18% per le altre industrie e del 9% circa per il settore commerciale»; «una parziale ripresa del fatturato nel corso del 2021 pari ad un incremento di circa il 47% per l’industria in senso stretto e di oltre il 26% circa per il settore del commercio».

Inoltre, «al termine del 2021, dati provvisori, si rileva la persistenza della contrazione dei margini operativi lordi nei comparti dei servizi all’industria già rilevata nel primo semestre 2021 (-9,3% nel secondo trimestre semestre 2021), del Tac (-6,4% secondo trimestre 2021) e del legno e mobilio (-7,3% in diminuzione nel secondo semestre 2020)».

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