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Sospendere in autotutela la maxi gara d’appalto unica per la gestione di tutte le mense ospedaliere per evitare una nuova crisi occupazionale in Puglia. La richiesta rivolta direttamente al presidente Emiliano è unanime, arriva da tutti i sindacati, dall’associazione di categoria che rappresenta le aziende e dalla politica: a rischio, oltre alla qualità dei pasti serviti ai pazienti ricoverati negli ospedali e agli operatori sanitari, ci sono anche circa mille di posti di lavoro.
«Potrebbe esplodere una bomba sociale», hanno avvertito ieri Cgil, Cisl, Uil e Ugl durante le audizioni in III commissione consiliare. Oggi la questione verrà esaminata dalla Sepac, la task force pugliese per le crisi aziendali, è stato proprio Emiliano a chiedere che la vicenda venisse affrontata dal gruppo di lavoro. Ma non c’è più molto tempo: venerdì 18 febbraio, alle 12, scadono i termini per presentare le offerte, dopodiché InnovaPuglia, la società che ha preparato il bando e lo sta gestendo, procederà con l’apertura delle buste e sarà difficile, a quel punto, poter tornare indietro.
Parliamo della più grande gara d’appalto gestita in Puglia, un bando del valore di base da 190 milioni ma che potrebbe arrivare sino alla cifra monstre di 372 milioni. Il bando, però, da due mesi sta ricevendo critiche trasversali per diversi motivi, a cominciare dall’assenza di una clausola sociale che metterebbe più al sicuro i posti di lavoro dei dipendenti attualmente impegnati nelle mense degli ospedali.
I sindacati, però, puntano il dito anche sulla qualità del servizio: la gara, infatti, prevede la chiusura delle cucine interne agli ospedali e Asl e quindi cibi precotti. Il direttore della divisione Sarpulia di InnovaPuglia, Antonio Scaramuzzi ,ieri, ha replicato sostenendo che si tratta di una gara centralizzata, che obbligatoriamente si punta alla razionalizzazione della spesa e che il soggetto aggregatore si muove nel rispetto della normativa vigente e delle prescrizioni Anac.
Risposte che non hanno convinto sindacati e consiglieri regionali. L’affidamento avrà la durata di cinque anni, il bando è diviso in sei lotti del valore totale di 190 milioni di euro, ma il valore massimo dell’appalto potrà essere aumentato fino al 40% arrivando, quindi, a 372 milioni di euro. Un appalto che, ovviamente, ha attirato l’attenzione dei big della ristorazione, ma ci sono molti aspetti del bando che non convincono sindacati e politici. «Invitiamo il presidente Emiliano – incalza Fratelli d’Italia – a revocare immediatamente, in autotutela, l’appalto unico. Non si perda un solo minuto, prima che il bando scada.
Non farlo significherebbe esporre la Regione Puglia a contenziosi di vario tipo, a cominciare da una nuova vertenza occupazionale, della quale la Puglia proprio non sente il bisogno in questo momento. Scaramuzzi ha confermato che non vi è nessuna certezza che i lavoratori saranno reimpiegati. Questa situazione politicamente, socialmente ed eticamente non può essere accettata, non possiamo accettare che ci sia un bando regionale, uno dei più importanti, che possa prevedere licenziamenti».
«Le preoccupazioni emerse in audizione sia dal mondo datoriale che sindacale richiedono ulteriori approfondimenti, sia per quello che riguarda la salvaguardia dei posti di lavoro, che la qualità dei pasti». Anche per il consigliere regionale di Forza Italia, Paride Mazzotta, «non ci sono ancora garanzie adeguate sulle prospettive per i tanti dipendenti». «Si andrebbe – aggiunge – verso la somministrazione di cibi quasi sempre precotti con aumento di costi fino a 70 centesimi a pasto».
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