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Il direttore generale di Arpal, Massimo Cassano

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Chi prestava servizio a Lecce si è visto assegnare come sede Brindisi e viceversa chi lavorava a Brindisi è stato mandato a Casarano. Le polemiche sull’Arpal, l’Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro, non finiscono: dopo un mese e mezzo di attesa, il 14 febbraio torneranno in servizio i 200 lavoratori somministrati rimasti a casa dallo scorso dicembre per il mancato rinnovo dei contratti.

Tutto bene se non fosse che, secondo quanto denuncia il consigliere del Pd, Michele Mazzarano, si starebbero registrando delle anomalie: “Per i 200 lavoratori somministrati Arpal – sostiene Mazzarano – che il 14 febbraio torneranno al lavoro si tratta di un primo passo che tuttavia rischia di trasformarsi in un passo falso. Se fossero accertate le notizie diffuse dai lavoratori che denunciano inspiegabili cambi di sede e discriminazioni dì genere, questo rappresenterebbe un gravissimo atto di ritorsione contro i lavoratori”.

Cosa sta accadendo? Dopo la firma dei nuovi contratti della durata di appena un mese e mezzo, sino al 31 marzo, “nella riassegnazione delle sedi dì lavoro – aggiunge Mazzarano – è risultato subito evidente come Job Italia, l’agenzia interinale scelta da Arpal, intenda attuare una strategia dì disincentivazione al lavoro utilizzando un metodo che i lavoratori conoscono bene, e cioè quello dì inviarti nella sede più lontana da casa per costringerti a rinunciare al lavoro.

Non si spiegherebbe altrimenti come mai, e solo per citare alcuni esempi, lavoratori dì Brindisi vengono assegnati alle sedi dì Lecce e Casarano e lavoratori dì Lecce costretti ad andare a lavorare nei centri per l’impiego dì Brindisi, oppure lavoratori dì Martina Franca spediti a Taranto e viceversa. In alcuni casi i lavoratori devono percorrere oltre 50 chilometri per raggiungere il posto dì lavoro”. L’ennesima polemica in una vicenda che non trova pace da due mesi: infatti, nonostante il Consiglio regionale pugliese avesse, prima di Natale, approvato una norma per autorizzare Arpal Puglia a prorogare per sei mesi i contratti dei 200 lavoratori in somministrazione, in attesa che il concorso venisse portato a termine, sono stati necessari 45 giorni per dare attuazione alla legge stessa.

La causa? Secondo Arpal non meglio specificati “problemi di natura burocratica e di interpretazione su alcuni procedimenti”. Fatto sta che i 200 lavoratori hanno perso un mese e mezzo di retribuzione, persino l’assessore al Lavoro, Sebastiano Leo, lo scorso due febbraio, sentito in audizione in commissione, ha manifestato “perplessità” sulla immediata proroga dei contratti che ha causato anche il blocco dell’attività nei Centri per l’impiego.

Adesso questa nuova denuncia da parte del consigliere del Partito democratico che è destinata a far discutere. “Insieme con gli assessori Sebastiano Leo e Raffaele Piemontese – continua Mazzarano – ci siamo impegnati affinchè venisse attuata la norma con la quale il Consiglio regionale aveva consentito ad Arpal di assumere a tempo determinato i lavoratori in somministrazione almeno fino all’espletamento del concorso pubblico.

Superando ogni ostacolo, anche dì incomunicabilità tra Arpal e assessorato, abbiamo raggiunto un primo importante obiettivo, quello della firma del contratto fino al 31 marzo, al quale ci auguriamo ne seguirà un altro fino a giugno per garantire l’efficienza dei centri per l’impiego. Apprendere notizie come questa non solo ha il sapore della beffa, rappresenta una grave violazione della legge regionale che impone la continuità amministrativa dei centri per l’impiego che svolgono servizi essenziali per i cittadini più fragili”.

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