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Dalla prima edizione del Reddito di dignità pugliese sono state 72.850 le domande presentate, di queste 32.763 sono state quelle ammesse, poco meno della metà. In quattro edizioni del Red, la Regione Puglia ha investito poco meno di 60 milioni, per la precisione 59,1 milioni, il risultato è stato l’attivazione di 18.258 percorsi di tirocinio o similari. In sintesi, sono questi gli effetti prodotto dal Reddito di dignità, la misura contro la povertà che la Regione ha introdotto prima ancora che a livello nazionale fosse attivato il Reddito di cittadinanza.
I dati sono inseriti in un report che, ieri, l’assessora regionale al Welfare, Rosa Barone, ha consegnato alla III commissione del Consiglio regionale su richiesta del consigliere di Fratelli d’Italia, Francesco Ventola. Dei 18mila tirocini svolti, però, non si conosce quanti poi si siano trasformati in contratti di lavoro veri e propri. Nel giugno dell’anno scorso la Regione Puglia ha investito altri 22 milioni per finanziare il Reddito di dignità 3.0 e dunque aiutare le famiglie meno abbienti che, pur avendone i requisiti, erano state escluse per esaurimento delle risorse. Sono state così oltre 3mila 600 le famiglie pugliesi che hanno potuto beneficiare della misura con lo scorrimento della graduatoria.
Con il secondo avviso pubblico per il ReD 3.0, pubblicato a giugno dello scorso anno, era già stata ampliata la platea dei beneficiari e aumentato il contributo erogato, in modo da dare un aiuto concreto alle famiglie in condizione di povertà e fragilità socioeconomica e per venire incontro alla situazione emergenziale in cui tanti nuclei si sono ritrovati in seguito alla pandemia .La misura prevede un’indennità mensile di 500 euro a fronte della sottoscrizione del Patto di inclusione e allo svolgimento delle prestazioni.
«Al fine di fornire maggiori opportunità di crescita personale e professionale – si legge nella relazione consegnata dall’assessora – nella cornice più ampia delle strategie di empowerment del cittadino, la Giunta Regionale ha provveduto ad approvare un protocollo di intesa con la Regione Toscana per il riuso gratuito della loro piattaforma di formazione a distanza. E’ stato così possibile (anche e soprattutto durante la fase più acuta della pandemia in atto con il lockdown delle attività) far frequentare, in modalità a distanza, ai cittadini ammessi al Red dei corsi di formazione (senza rilascio di titolo certificato) attingendo da un Catalogo popolato da oltre 300 corsi di varia durata e afferenti numerose materie, sia specialistiche che trasversali.
Inoltre, negli ultimi mesi è stata avviata una interlocuzione con il dipartimento alla Formazione professionale della Regione Puglia per valutare l’ampliamento di questo settore con corsi che prevedano il rilascio di attestati certificanti i vari profili professionali». Parallelamente, «è stata avviata una valutazione congiunta con il dipartimento di Economia dell’Università di Bari per avviare un’analisi di impatto nel medio-lungo periodo della misura, in termini di ricadute eventuali sulla propria situazione occupazionale, sociale e familiare al termine del percorso del Red».
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