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Il porto di Bari

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È utile soffermarsi sui dati presenti nella Tabella (in fondo all’articolo) e ricordare che la Puglia e la Campania partecipano nella formazione del Prodotto Interno Lordo dell’intero Paese per il 10,6% e che insieme le due Regioni hanno un numero di abitanti pari al 48% dell’intera realtà meridionale e che, a livello dimensionale, insieme, incidono per il 16% nell’intero assetto delle Regioni del Mezzogiorno.

Nella prima edizione delle Reti Trans European Network (TEN-T), quella approvata nel 2005, il Corridoio Berlino-Palermo non contemplava la antenna Napoli-Bari-Taranto-Lecce. Nella lunga istruttoria che portò alla identificazione di soli 9 Corridoi comunitari e che contemplò anche i nodi metropolitani e logistici (porti, interporti e aeroporti), fu inserito nel Corridoi Helsinki-La Valletta (Corridoio che in pratica sostituì il Corridoio Berlino-Palermo) anche il collegamento Napoli-Bari-Taranto-Lecce.

A questo motivato inserimento si arrivò proprio sulla base di una serie di indicatori che dimostravano, in modo oggettivo, la peculiarità e la forte incidenza sulla crescita del Paese da parte delle due Regioni. Devo ricordare che questo asse aveva già trovato nel 1981 una prima motivazione attraverso una apposita proposta dell’allora Ministero del Mezzogiorno e relativa al Progetto Italo-Greco; un progetto che creava, a seguito dell’inserimento nel 1981 della Grecia all’interno della Unione Europea, un collegamento tra la Puglia e la Grecia, in particolare i nodi logistici coinvolti erano quelli di Brindisi-Igoumenitsa-Vólos.

Grazie a questa interessante proposta progettuale nella redazione della edizione delle Reti TEN-T del 2002 venne inserito un Corridoio tutto particolare: il Corridoio n.8 che in realtà partiva da Napoli e si estendeva fino a Bari, fino a Brindisi e coinvolgeva l’Albania, la Macedonia del Nord e la Romania (il Corridoio 8 aveva come riferimenti strategici i porti di Brindisi, di Durazzo e quello di Varna). Questo Corridoio è praticamente rimasto solo una indicazione strategica perché l’Albania e la Macedonia del Nord non fanno ancora parte della Unione Europea.

Ma questa serie di dati e questo lungo approfondimento effettuato dalla Unione Europea nel periodo 2002-2004 e nel periodo 2009-2014 penso sia utile per comprendere che le due Regioni Campania e Puglia dovrebbero quanto meno convincersi di quanto sia determinante, per la crescita del Paese, la serie di rendite di posizione possedute.

La prima rendita di posizione è senza dubbio quella di essere, a tutti gli effetti, due Regioni periferiche chiavi dell’intero assetto comunitario soprattutto alla luce delle relazioni con l’area orientale dell’Unione ed in particolare con il Mar Nero, un Mare che, insieme al Mediterraneo, sta assumendo sempre più un ruolo fondamentale nel vasto teatro economico della nuova Europa.

La seconda peculiarità delle due realtà regionali è la incidenza determinante nella formazione del Prodotto Interno Lordo nazionale: il 10,6%; un valore che si attesta su una soglia pari al 47% dell’intero contributo delle Regioni del Mezzogiorno. Il terzo dato rilevante è quello legato alla dimensione territoriale delle due Regioni (oltre 20.000 chilometri quadrati) ed a quella legata al numero di abitanti (quasi 10 milioni di abitanti oltre il 48% dell’intero Mezzogiorno).

Il quarto elemento invece è legato al preoccupante dato relativo al PIL pro capite delle due Regioni; un reddito che si attesta su una soglia senza dubbio bassa, infatti 18.000 o 19.000 euro sono livelli molto bassi rispetto a quelli di realtà regionali come il Lazio (31.000 euro), come l’Emilia Romagna (33.600 euro), come la Lombardia (35.700 euro), come il Veneto (34.600 euro). Senza dubbio la realizzazione dell’asse ferroviario ad alta velocità Napoli-Bari aumenterà il livello produttivo delle due Regioni ma, a mio avviso, saranno necessarie azioni più organiche mirate anche al rilancio proprio della offerta logistica; mi riferisco in particolare all’utilizzo ed al rilancio degli attuali nodi logistici (porti, interporti ed aeroporti).

A tale proposito forse sarebbe opportuno che la Ragione Campania e la Regione Puglia producessero un Piano Strategico dei Tre Mari (Tirreno, Ionio e Adriatico) ed identificassero un unico organismo gestionale delle portualità e delle interportualità campane e pugliesi, in proposito è utile ricordare la rilevanza di alcuni impianti come oltre i porti di Napoli, Salerno, Bari, Brindisi e Taranto e come gli interporti di Nola Marcianise e di Bari Lamasinata.

Una simile ipotesi, o meglio, una simile proposta penso possa trovare spazio nelle linee strategiche della Regione Campania non credo invece che possa essere recepita ed apprezzata dalla Regione Puglia in quanto all’interno della Giunta del Presidente Emiliano è presente, direttamente o indirettamente, il Movimento 5 Stelle che non credo condivida simili proposte mirate alla crescita dell’economia del Mezzogiorno; infatti l’obiettivo del Movimento, purtroppo, è la “decrescita”.


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