3 minuti per la lettura
Nel 2020 in Puglia ci sono state 26.455 nascite e 44.002 decessi, un saldo negativo pari a 17.547 unità che sale a quasi 20mila se si sommano anche le 1.981 persone che si sono trasferite in altre regioni o fuori Italia. Un quadro allarmante ma è nel lungo periodo che potrebbe diventare drammatico per le ricadute sociali ed economiche: nel 2070, secondo i calcoli dell’Istat, la Puglia potrebbe avere solamente 2,6 milioni di abitanti, contro i quasi quattro milioni di oggi, un terzo della popolazione in meno.
Non solo: a partire da metà secolo, mediamente si registreranno ogni anno 47mila morti e solamente 16mila nascite, quindi il calo demografico sarà un moto perpetuo. I dati sono stati presentati ieri mattina dal professore Giancarlo Blangiardo, presidente dell’Istat, collegato online all’inaugurazione del primo sportello virtuale «Puglia for family», a Bari.
Rispetto alla denatalità «non c’è più distinzione tra Nord e Sud – ha spiegato Blangiardo – anzi alcuni fenomeni sono più accentuati nel Meridione. Il Sud si è allineato al resto d’Italia e la Puglia è capofila. Nel 2021 i 405mila nati dell’anno precedente non verranno raggiunti, saremo sui 385-390mila nati», ha evidenziato. Secondo le stime Istat, «a metà del secolo in corso i morti saranno più del doppio dei nati» in Italia.
Tornando alla Puglia, muterà anche la «fisionomia»: nel 2040, le coppie con figli diminuiranno, passando dal 31% attuale al 25%; di contro aumenteranno le coppie senza figli dal 15 al 20%. Ci saranno anche sempre più persone «sole»: nel caso delle donne si passerà dal 7 al 10%, mentre i single uomini saliranno dal 3 al 5%.
Le nascite si ridurranno del 5% nei prossimi venti anni. «Tre sembrano essere le linee d’azione – ha commentato il presidente dell’Istat – che, alla luce delle dinamiche e delle prospettive delineate già in epoca pre-pandemica, si ritiene indispensabile dover attivare in risposta all’inverno demografico, in Italia così come nella Regione Puglia: favorire i flussi di produzione o acquisizione di nuovo capitale umano con nascite, immigrazioni/non emigrazioni; agevolare la formazione e l’inserimento dei giovani e delle donne nei percorsi della vita sociale ed economica; avviare iniziative per la conservazione e la valorizzazione di quelle risorse umane (già presenti) depositarie di esperienze e conoscenze che sono ancora pienamente valide».
La Puglia, ovviamente, non è un caso isolato: anche nel resto d’Italia continua nel 2021 l’effetto dirompente del Covid sulle culle, nei primi nove mesi dell’anno le nascite sono già 12 mila e 500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2020, un calo pari a quasi il doppio di quello osservato negli stessi mesi dell’anno precedente. Al minimo storico anche la fecondità delle donne italiane: hanno una media di 1,17 figli a testa, il dato più basso di sempre. Entro la fine di quest’anno, prevede il presidente dell’Istituto Giancarlo Blangiardo, gli abitanti del Paese scenderanno sotto i 59 milioni e «a metà del secolo in corso i morti saranno più del doppio dei nati».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA