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L’acqua è un bene prezioso ma se ne spreca tanta. Troppa. Soprattutto nelle città del Mezzogiorno dove i sistemi idrici obsoleti non reggono e la disperdono in grandi quantità. In Puglia Bari e Taranto sono le peggiori in questa classifica non edificante.

Il capoluogo di regione con il 45,6 per cento delle risorse immesse nel sistema andate disperse, media tra le peggiori per le città sopra i 200 mila abitanti. Quello ionico, che i 200 mila abitanti gli sfiora, fa ancora peggio, con addirittura il 52 per cento di acqua persa lungo le proprie tubature. La più virtuosa in terra di Puglia è invece Lecce, che segna un 19,1 per cento di dispersione della risorsa nel sistema della propria rete idrica.

A fare il quadro, pessimo, della situazione, è lo studio pubblicato da Openpolis, che richiama la facilitazione dell’accesso all’acqua pulita sesto tra i diciassette obiettivi per lo sviluppo sostenibile sanciti dalle Nazioni unite. «Una rete solida – ricorda lo studio – è necessaria per fronteggiare le potenziali situazioni di carenza di acqua, peggiorate dagli effetti dei cambiamenti climatici. È per questo motivo che nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) un intero capitolo della missione dedicata alla transizione ecologica riguarda la tutela delle risorse idriche».

Ma nei comuni maggiori comuni pugliesi il principio è ancora lontano dall’essere perseguito. Tra le città più grandi, Bari si attesta al quintultimo posto anche per la spesa pro capite in favore del servizio idrico integrato (i dati della rilevazione risalgono al 2020).

La cifra spesa in media è di 1,58 euro, nel complesso è invece di 494 mila 904.92 euro, distribuiti quindi per i suoi 323 mila 370 abitanti. «Spese maggiori o minori –precisa a margine Openpolis – non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia», ma se questo dato lo si associa alla quantità di perdite del sistema, si comprende come la situazione non sia certo rosea. Inarrivabile Venezia, che spende oltre 34 euro ad abitante per il servizio idrico integrato, il capoluogo pugliese supera comunque Torino, Bologna, Firenze e Genova, ma è distante da Roma, poco sopra, che investe il doppio pro capite, 3,21 euro.

«Secondo dati Istat del 2020 – sottolinea ancora il rapporto Openpolis -, nei capoluoghi italiani il 36,2 per cento dell’acqua immessa all’interno della rete è andata dispersa. Questo dato è in calo rispetto al 2018 di circa un punto percentuale». Ma c’è da aggiungere al dato che, ogni anno, nel complesso, nei capoluoghi di provincia più grandi, sono 900 milioni i metri cubi di acqua che vanno sprecati. Un problema cui è necessario porre rimedio nel più breve tempo possibile con un’accurata pianificazione degli investimenti.

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