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Solamente nel 2018, a causa degli eventi meteorologici e idrologici anomali, le aziende agricole pugliesi hanno perso poco meno di due miliardi di fatturato. Un danno rilevante calcolato dall’Osservatorio «Climate Finance» del Politenico di Milano e ripreso anche da un report della fondazione Openpolis.

Le imprese in Puglia avrebbero visto andare in fumo l’1,1% del loro fatturato per colpa della siccità e dell’innalzamento anomalo delle temperature, un dato che è persino parziale perché non tiene conto, poi, degli altri eventi avversi, come le gelate o allagamenti e non considera la pandemia da Xylella che, secondo Coldiretti, ha causato un ulteriore danno da un miliardo di euro. Una brutta botta per il settore che, assieme al turismo e al manifatturiero, traina l’economia pugliese.

«Nel periodo tra il 1980 e il 2019 – scrive Openpolis – l’Italia ha subito, secondo le stime dell’Eea, circa 72,5 miliardi di euro di danni riconducibili a eventi meteorologici e idrologici anomali. Il nostro paese infatti registra ogni anno numeri piuttosto elevati di fenomeni atmosferici estremi come alluvioni e siccità. Questi fenomeni hanno effetti spesso deleteri sulle città e sui loro servizi. A causare i danni maggiori, in particolare, sono le precipitazioni intense, che portano ad allagamenti e frane, oltre a causare danni alle infrastrutture e al patrimonio storico. In Italia dal 2010 a oggi si sono verificati 951 episodi di questo tipo».

Senza contare altri significativi episodi, come trombe d’aria (308), esondazioni fluviali (134). Anche siccità e temperature estreme risultano piuttosto frequenti, con 48 episodi registrati dal 2010 in Italia. Gli effetti di questi fenomeni sull’economia sono rilevanti e hanno anche un impatto notevole sulle imprese. Secondo l’Osservatorio climate finance, che studia l’impatto del rischio ambientale sulle aziende, all’innalzamento di un grado centigrado delle temperature medie corrisponde una riduzione del fatturato del 5,8%.

E poi c’è la Xylella, il batterio ha infettato in Puglia, secondo Coldiretti, oltre 8mila chilometri quadrati e 21 milioni di ulivi, molti dei quali monumentali. Tutto questo ha provocato già la perdita di 5mila posti di lavoro nei frantoi, mentre al comparto la diffusione ha causato un calo del fatturato di circa un miliardo di euro.

«Bisogna aumentare i controlli alle dogane e specializzare i punti d’ingresso della merce nella Ue per fermare l’invasione organismi alieni nocivi, dalla Xylella agli insetti, arrivati nelle campagne italiane soprattutto con le piante ed i semi dall’estero con danni per oltre un miliardo sul piano ambientale, paesaggistico e produttivo», ha affermato ieri il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in occasione della presentazione a Brindisi della prima task force cinofila anty Xylella con cani addestrati in grado di individuare la presenza del batterio tramite l’olfatto.

Dalla cimice asiatica al cinipide del castagno, dalla Xylella al moscerino dagli occhi rossi, dal calabrone asiatico al punteruolo rosso, in Italia – evidenzia la Coldiretti – è in atto una «invasione di specie aliene dannose per coltivazioni, frutta, verdura, miele e piante di parchi e giardini».

«Sotto accusa – rimarca Coldiretti – è il sistema di controllo Ue con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto e parassiti vari». Alla devastazione ambientale si somma la lentezza della macchina burocratica: dei 700 milioni promessi dal governo alla Regione Puglia per la rigenerazione ambientale non si è visto ancora nemmeno un centesimo.

Il batterio, intanto, dal Salento è risalito sino alla provincia di Bari distruggendo ettari su ettari di ulivi e provocando la chiusura di decine di imprese. Basti pensare che sono 3.828.387 le piante espiantate già, senza contare altri milioni di ulivi contagiati. Solamente per questi 4 milioni di ulivi abbattuti, gli imprenditori agricoli hanno presentato 9.164 richieste di risarcimento per un totale di 216 milioni di euro. Ma la dotazione finanziaria messa a disposizione dallo Stato per aiutare gli agricoltori, per ora, non supera i 40 milioni di euro, mancano all’appello quasi 180 milioni.

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