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BUS, auto e treni provenienti anche dalla Basilicata. Palco in piazza Prefettura, collegamento col maxischermo col comizio di Roma ma nessun corteo, con numeri limitati dovuti alle misure antiCovid. Bari è una delle cinque piazze della manifestazione indetta da Cgil e Uil per accompagnare lo sciopero generale proclamato per oggi contro la manovra di bilancio che il governo Draghi si appresta a varare. La principale del Mezzogiorno. Dopo la marcia e la presenza del segretario nazionale Cgil Maurizio Landini sabato scorso, i due maggiori sindacati italiani organizzano la protesta contro la manovra dell’esecutivo, dal nome Insieme per la giustizia, senza l’adesione del terzo confederale, la Cisl.
Il programma prevede il concentramento in piazza Prefettura questa mattina alle 9.30, gli interventi di sei delegati sindacali aziendali di sei diverse categorie e rappresentativi delle regioni del Mezzogiorno, poi quelli dei segretari confederali nazionali Domenico Proietti della Uil e Gianna Fracassi della Cgil. Alle 11.30, poi, tutte le piazze (le altre sono Milano, Cagliari e Palermo) si collegheranno sul maxischermo con Piazza del Popolo a Roma per gli interventi dei segretari generali nazionali Maurizio Landini e Pier Paolo. Bombardieri.
Quelli dei sette delegati delle diverse categorie, invece, partiranno, da programma, alle 10 e 10 con il discorso della delegata della Uil pensionati, per poi dare spazio alle altre categorie, Cgil Nidil, Uiltucs, Cgil Slc Basilicata, Uilm Grottaglie e Cgil Filctem. Al centro, la questione della tassazione solidale dei redditi sopra i 75 mila euro, quella della fiscalità generale e gli 8 miliardi di potenziali sgravi messi a disposizione dal Governo.
A ciò si aggiunge la necessità di fare sistema nel Paese, dai lavoratori ai ricercatori delle università per mettere assieme le migliori menti e risorse per affrontare la transazione ecologica, perché è con la democrazia, come ha sottolineato la scorsa settimana Landini, e non con un uomo solo al comando che l’Italia si salva. Ma anche e soprattutto a Bari le vertenze territoriali. Dalla crisi della Leonardo di Grottaglie a quella dell’ex Ilva, che assieme sommano all’incirca 7 mila cassintegrati.
Da quella del commercio e della grande distribuzione all’automotive, con al centro la crisi dello stabilimento Bosch di Bari (2 mila dipendenti) e il nodo della transizione ecologica che porterà l’abbandono dei motori diesel legati alle officine della zona industriale di Modugno. Ma ci sarà spazio anche per i temi della sanità, col personale rimasto a lavorare in questa giornata, della scuola, dell’impiego pubblico e del precariato.
«In questa manovra di bilancio –aveva sottolineato dal palco Landini – il Mezzogiorno è scomparso. Eppure, dopo che è stato stabilito il 40 per cento delle risorse del Pnrr da destinare alla parte più svantaggiata del Paese nella manovra che impegna soldi dello Stato il Sud sembra scomparso. Quella dei 191 miliardi di euro che arrivano dall’Europa è una grande opportunità, storica. Mai vista. Ma gli asili nido e i servizi vanno fatti lì dove non ci sono, nei territori più in difficoltà, non vanno aumentati dove già esistono».
C’è poi interesse nel comprendere quale sia l’adesione nei vari settori dello sciopero e gli effetti immediati che avrà sulle decisioni del governo e dei partiti che lo sostengono.
«Chiediamo di scioperare e di scendere in piazza perché tutti insieme abbiamo bisogno di combattere una pandemia salariale e sociale che non ha precedenti. La vita e le condizioni delle persone sono nettamente peggiorate e quindi i provvedimenti del Governo devono essere cambiati – ha spiegato ancora ieri Landini -che guarda ad un nuovo modello di sviluppo con cui “cambiare la faccia di questo Paese” con “più giustizia sociale, più giustizia economica, e un lavoro di qualità che torni al centro della politica».
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