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Un vademecum rivolto a tutte le aziende e le strutture sanitarie, pubbliche e private, ai loro dirigenti e operatori. Dodici pagine per ribadire che l’accesso per le prestazioni ambulatoriali non può essere precluso a nessuno per il solo motivo che non sia in possesso del green pass. E per indicare le regole di sicurezza, anche per accompagnatori e visitatori, ritenute necessarie durante questa fase della pandemia Covid, dopo gli episodi enunciati le scorse settimane.
L’ultimo quello del 63enne paziente oncologico rimandato indietro all’ospedale Dimiccoli di Barletta, perché sprovvisto del certificato verde, nonostante con la moglie avesse richiesto un tampone nella struttura. È quanto comunicato con «l’integrazione alle indicazioni operative per l’erogazione prestazioni e accesso alle strutture sanitarie, ospedaliere e territoriali, pubbliche e private accreditate», assieme alla «Procedura operativa per l’accesso in Sicurezza nelle strutture ospedaliere e territoriali» comunicata dalla direzione del dipartimento per la Prevenzione e il benessere della Regione. Regole precisate e aggiornate in base al Dpcm dello scorso 21 gennaio.
Green pass
Il primo chiarimento è proprio relativo a casi simili a quello di Barletta. «In via prioritaria – riporta il documento a firma del direttore del dipartimento Vito Montanaro – occorre precisare che la Regione garantisce l’accesso alle cure da parte di tutti i cittadini, a prescindere dal possesso o meno del green pass, in regime di ricovero o specialistica ambulatoriale, fermo restando che ciascuna direzione sanitaria di azienda, ente o struttura sanitaria del servizio sanitario regionale potrà adottare, per proprie oggettive esigenze, misure peculiari predisposte a tal fine». Un punto che ribadisce quanto già precisato giovedì scorso da un’altra comunicazione a firma dei dirigenti del dipartimento, in risposta a quanto accaduto.
Pronto soccorso
Per l’accesso nelle aree di emergenza, invece, il documento ricorda come debbano essere rispettati gli ingressi separati per i casi sospetti o accertati Covid. E che «è prevista, a carico della struttura sanitaria, l’esecuzione del tampone molecolare o antigenico rapido per tutti i pazienti, salvi i casi di oggettiva impossibilità dovuta all’urgenza, valutati dal personale sanitario». C’è anche una precisazione sullo sbarellamento rapido da parte di mezzi di soccorso del 118 e una sul tampone, a carico della struttura, per chi dovrà essere ricoverato in reparto.
Ci sono poi le raccomandazioni sull’uso delle mascherine Ffp2, il rispetto del distanziamento e l’igienizzazione delle mani, come del tampone 48 ore prima del ricovero programmato.
Percorso nascita
Per quanto riguarda i reparti di neonatologia, tra i punti già fissati lo scorso anno dall’Istituto superiore di sanità si ricorda che “è sempre consentito il contatto pelle-a-pelle e il rooming-in, anche per madri positive al Covi, a meno di condizioni cliniche materne o neonatali gravi” e «se il neonato necessita di cure fornite dalla terapia Intensiva, bisogna garantire alla madre il libero accesso ad un’area dedicata e separata utilizzando le misure di prevenzione».
Accompagnatori
Anche per chi accompagna un paziente è sempre consentito l’accesso nelle strutture, mentre si può «permanere nelle sale di attesa dei dipartimenti d’emergenza e accettazione e dei reparti di pronto soccorso nonché dei reparti delle strutture ospedaliere» se muniti di green pass. Regime differente per gli accompagnatori di persone con disabilità gravi.
Visitatori
Alcune indicazioni sono dedicate ai visitatori dei pazienti in degenza, con accesso solo con green pass rafforzato. Il documento ricorda come sia «consentito l’accesso dei visitatori alle strutture sanitarie solo alle persone con la terza dose booster di vaccino o l’avvenuta guarigione, oltre che un test antiCovid negativo nelle 48 ore precedenti». Un solo tampone del visitatore può essere a carico del servizio sanitario.
Garantite le comunicazioni online con i propri cari
Le indicazioni sottolineano come, al di là delle visite in presenza, «dovrà sempre essere consentito il mantenimento delle comunicazioni tra pazienti e familiari, nonché tra operatori e familiari, non solo per pazienti ricoverati nei reparti, ma anche per pazienti presenti in pronto soccorso. In tal senso, può essere stimolata l’interazione con strumenti alternativi alle visite in presenza, quali l’esecuzione di videochiamate, attraverso smartphone o tabletì».
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