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BARI – Dal 2018 al 2020, negli ospedali pugliesi sono state registrate 882 infezioni causate dal batterio Kpc, Klebsiella pneunzonine carbapenemasi, un patogeno multiresistente che si sta diffondendo sempre di più in ambito sanitario. Un germe che rappresenta comunque una minaccia clinica.

L’allarme è lanciato dall’Asl Bari nella delibera con la quale è stata adottata la «procedura per l’igiene delle mani» per gli operatori sanitari. «In Puglia, nel triennio 2018/2020, sono state notificate complessivamente 882 batteriemie da Kpc e, nello specifico, nell’anno 2018 290 casi, nell’anno 2019 394 casi e nell’anno 2020 198 casi».

Il calo del 2020 è legato all’emergenza Covid: l’obbligo di disinfettare continuamente le mani ha portato proprio al drastico calo di infezioni. «L’Italia – è riportato nella delibera – assieme alla Grecia e alla Turchia, si trova nello Stadio 5 ovvero di endemia dei ceppi microbici produttori di carbapenemasi che si propagano in maniera importante all’interno della popolazione. Le percentuali di resistenza agli antibiotici sono più alte della media europea. In Italia, in media il 5-8% dei pazienti ricoverati contrae un’infezione correlata all’assistenza, che tradotti significano 450mila-700mila casi di infezioni l’anno con 4.500-7.500 decessi correlati».

«La diffusione dei microrganismi multiresistenti – si legge ancora – avviene attraverso il contatto delle mani di un operatore sanitario con una persona colonizzata o infetta».

COME LAVARE LE MANI

L’Asl Bari ha stilato e adottato un decalogo, rivolto agli operatori sanitari ma anche a pazienti e visitatori, per il corretto lavaggio delle mani. Con delibera numero 2050 dello scorso 16 novembre, il direttore generale Antonio Sanguedolce ha dato il via libera al lavoro effettuato da una task force composta da esperti: in sintesi, è stato redatto un vademecum, una «procedura standardizzata per l’igiene delle mani al fine di assicurarne l’osservanza in tutte le strutture assistenziali ospedaliere e territoriali della Asl Bari e di ridurre il rischio di Infezioni contiate all’assistenza», si legge nel documento. Regole persino semplici ma evidentemente ancora poco applicate.

Nella delibera, ad esempio, viene spiegato come lavare le mani con il sapone: «Bagnare ed insaponare le mani con sapone liquido a PH delicato – è scritto – strofinando accuratamente con particolare attenzione agli spazi ungueali e interdigitali, per 60/90 secondi; risciacquare abbondantemente con acqua corrente; asciugare bene con salviette monouso, o con carta; utilizzare l’ultima salvietta per chiudere eventualmente il rubinetto».

Nulla di trascendentale apparentemente, regole comuni che però, evidentemente, nella pratica quotidiana si perdono. Il documento «ha lo scopo di fornire un unico strumento per prevenire le infezioni correlate all’assistenza – viene spiegato nella delibera – in particolare quelle sostenute da microrganismi multiresistenti ai farmaci, al fine di contrastare il fenomeno della diffusione delle infezioni; ridurre la diffusione di sepsi sostenute da patogeni altamente resistenti ad antibioticoterapia; contrastare la diffusione delle infezioni da Coronavirus; assicurare cure pulite e quindi cure sicure; ridurre i prolungamenti della degenza; limitare disabilità a lungo termine e morti evitabili; ridurre il consumo di risorse economiche aggiuntive (per esempio: terapia antibiotica d’associazione etc.); limitare altri costi individuali per i pazienti ed i loro familiari oltre ai costi associati a controversie legali e risarcimenti».

«La corretta igiene delle mani – si legge ancora – rappresenta la misura più efficace per ridurre il rischio di trasmettere microrganismi potenzialmente patogeni e, quindi, per la prevenzione delle malattie infettive nelle strutture di assistenza e cura e per contrastare il fenomeno della resistenza agli antibiotici».

D’altronde, indossare i guanti «non sostituisce l’igiene delle mani», avvertono gli esperti. Tanti i piccoli ma fondamentali accorgimenti: «Non indossare unghie artificiali o estensioni delle unghie quando si ha un contatto diretto con i pazienti; tenere le unghie tagliate corte (meno di 0,5 cm di lunghezza); le unghie artificiali sono proibite; rimuovere anelli, orologi da polso e braccialetti prima di iniziare I’antisepsi chirurgica delle mani; nei programmi di formazione per gli operatori includere informazioni sulle pratiche atte a ridurre il rischio di dermatiti da contatto e altri danni alla cute; fornire agli operatori sanitari lozioni o creme per ridurre al minimo l’insorgenza di dermatiti da contatto conseguenti all’antisepsi o al lavaggio delle mani; fornire prodotti alternativi per gli operatori con allergie confermate o reazioni avverse ai prodotti standard utilizzati nella struttura / ospedale».

La delibera è stata già trasmessa a tutti gli ospedali e ambulatori e ai loro responsabili. Linee guida sulla corretta igiene delle mani che possono rivelarsi decisive per ridurre il rischio di infezioni ma che hanno un «livello di adesione spesso, inaccettabilmente, basso. In letteratura è riportata un’adesione alle linee guida inferiore al 40% nelle strutture sanitarie», viene sottolineato.

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