Vanessa Di Meglio all’ingresso del Tribunale prima di un’udienza del 2014
2 minuti per la letturaVanessa Di Meglio, Sonia Carpentone, Roberta Nigro, Barbara Montereale e Dino Mastromarco saranno processati il prossimo 7 aprile, davanti al giudice monocratico di Bari Mario Mastromatteo. Gli imputati, coinvolti nell’inchiesta stralcio sulle escort portate da Giampaolo Tarantini nelle residenze dell’ex premier Silvio Berlusconi, chiamati a processo come testimoni, secondo l’accusa, avrebbero mentito.
Per queste presunte false testimonianze le quattro donne e l’ex autista di Tarantini sono stati rinviati a giudizio dal gup del Tribunale di Bari Rossana De Cristofaro. L’accusa, rappresentata dal pm Marco D’Agostino, ritiene che gli imputati abbiano mentito, negando – riguardo alle donne – di essere state reclutate da Tarantini perché si prostituissero e di aver offerto prestazioni sessuali in cambio di denaro o, per una di loro, un contratto di assunzione a Mediaset.
La Procura, cioè, non crede ai loro racconti sullo scambio di «effusioni superficiali» con l’allora premier e nemmeno alla giustificazione, per chi ha ammesso di aver ricevuto soldi, che si trattava di «gesti compassionevoli» di Berlusconi. All’ex autista di Gianpi, la Procura contesta di aver mentito sulla «piena consapevolezza che le ragazze procurate da Tarantini e spesso prelevate e accompagnate a Palazzo Grazioli si prostituissero in favore» dell’allora presidente del Consiglio.
Tutto ha inizio nel 2009 con le dichiarazioni di Patrizia D’Addario. La donna, ex escort barese, racconta delle notti con Berlusconi. Consegna alla Procura di Bari le registrazioni fatte durante quelle serate, parla di Gianpaolo Tarantini, di Sabina Beganovic, di decine di altre ragazze della “scuderia di Gianpi”.
Tarantini viene indagato per reclutamento e favoreggiamento della prostituzione, insieme a Sabina Began, “l’ape regina” dei party berlusconiani, Massimiliano Verdoscia e il pr milanese Peter Faraone (poi assolto) entrambi amici di Tarantini. In primo grado, nel 2015, Tarantini viene condannato a 7 anni e 10 mesi: nel corso del processo nega che Berlusconi fosse a conoscenza del fatto che le ragazze fossero escort. La sua pena è stata poi ridotta a 2 anni e 10 mesi.
Si apre un secondo filone. Berlusconi viene indagato dai pm di Bari: stando all’accusa, il leader di Forza Italia, avrebbe fornito a Tarantini, tramite l’ex direttore de L’Avanti Valter Lavitola, avvocati, un lavoro e centinaia di migliaia di euro, perché mentisse sulle escort portate nelle sue residenze. Il 16 novembre 2018 il gup dispone il rinvio a giudizio dell’ex premier. Parallelamente viene aperto un altro processo per il caso escort, quello sulle donne accompagnate da Tarantini alle “feste” di Berlusconi.
Il procedimento per falsa testimonianza ha origine con la sentenza di primo grado del 13 novembre 2015, nella quale gli stessi giudici avevano disposto la trasmissione degli atti alla Procura per procedere nei confronti delle ragazze. Le dichiarazioni rese nel processo tra ottobre 2014 e maggio 2015 incrociate con i racconti fatti agli inquirenti dalle stesse donne durante le indagini e con il contenuto delle intercettazioni telefoniche, avrebbero confermato le presunte menzogne per le quali ora in cinque sono stati rinviati a giudizio.
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