Gli stabilimenti dell'ex Ilva
4 minuti per la letturaPOTENZA – E’ atteso questa mattina nel palazzo di giustizia di Potenza l’ex commissario straordinario dell’Ilva di Taranto, Enrico Laghi, agli arresti domiciliari da martedì mattina con l’accusa di corruzione in atti giudiziari. Il 52enne romano, professore di diritto amministrativo all’Università La Sapienza, e collezionista di incarichi e consulenze per conto di almeno un paio di governi e primari gruppi industriali, dovrà comparire davanti al gip Antonello Amodeo, che ha spiccato l’ordinanza di misure cautelari nei suoi confronti.
Sempre nell’ambito dell’inchiesta sui presunti condizionamenti al processo tarantino sull’inquinamento prodotto dallo stabilimento industriale.
Se non si avvarrà della facoltà di restare in silenzio, quindi, Laghi potrebbe provare a chiarire la sua posizione, dopo le accuse che gli sono state rivolte da uno dei collaboratori all’interno della struttura dell’amministrazione straordinaria dell’Ilva, Nicola Nicoletti.
Arrestato a sua volta e per la medesima accusa a giugno, infatti, Nicoletti aveva puntato il dito contro Laghi, spiegando che era stato lui a dargli indicazioni sul “prezzo” da pagare all’allora procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo. Vale a dire gli incarichi legali per 270mila euro affidati a un amico di vecchia data del procuratore. Per gestire le vicende giudiziarie dell’acciaieria evitando di comprometterne la produzione, nonostante gli allarmi – perduranti – su ambiente, sicurezza e salute.
Negli atti della procura di Potenza le accuse di Nicoletti risultano riscontrate anche dalle dichiarazioni del super-pentito della mala giustizia italiana, l’avvocato siciliano Piero Amara, che sarebbe stato gratificato a sua volta da una consulenza da 90mila euro dell’amministrazione straordinaria dell’Ilva. Per aver propiziato un primo incontro di persona tra Laghi e Capristo, in occasione di una cena organizzata nella sua casa romana.
Quanto al frutto di questa presunta distorsione della giustizia tarantina, i pm lucani guidati dal procuratore Francesco Curcio hanno individuato almeno due vicende “esemplari”, che peraltro promettono sviluppi importanti già nei prossimi giorni.
In primis, c’è quella di un rinvio del processo sull’inquinamento dell’acciaieria concordato tra la procura di Capristo e l’ex Ilva. Con l’obiettivo di favorire il patteggiamento per i reati tributari contestati dai pm di Milano ai Riva, ex proprietari dell’impianto. In modo da propiziare il rientro dall’estero del loro tesoro nascosto, oltre un miliardo di euro, da impiegare per il ripristino ambientale nella Città dei due mari, e provare a ripulire l’immagine di famiglia.
Poi c’è il caso della nomina del consulente che avrebbe dovuto aiutare la procura tarantina a dirimere i dubbi sulle cause della morte all’interno dello stabilimento, nel 2016, di un operaio 25enne, schiacciato da un nastro trasportatore. Consulente che Capristo avrebbe indicato alla pm titolare delle indagini dopo aver chiesto, a sua volta, ad Amara, di fornirgli un nominativo capace di disporre il dissequestro del nastro incriminato ed evitare il blocco della produzione.
Anche in questo caso, infatti, Nicoletti ha spiegato di aver comunicato a Laghi l’inusuale richiesta avazata dal procuratore attraverso Amara, e di aver avuto da lui l’indicazione della persona a cui rivolgersi per avere il nome. Ovvero Mariachiara Zanetti, professoressa di ingegneria ambientale dell’Università di Torino e consulente ambientale dell’amministrazione straordinaria, che poi avrebbe individuato il collega professore di meccanica delle macchine, Massimo Sorli.
Nell’ordinanza di arresti domiciliari eseguita martedì mattina a carico di Laghi sono riportate anche le dichiarazioni dello stesso Sorli, che due settimana fa si sarebbe presentato spontaneamente in procura, a Potenza, dopo aver letto il suo nome in alcuni articoli di stampa sull’inchiesta.
Di fronte ai pm lucani, però, il professore ha smentito la collega che aveva ammesso l’intermediazione ma aveva escluso di sapere che la consulenza in questione fosse per la controparte dell’acciaieria. Cioé la procura.
Sorli ha anche prodotto alcuni messaggi scambiati via whatsapp con Zanetti, in cui lei gli aveva svelato l’esistenza di un accordo tra ex Ilva e Procura allargato persino al governo, all’epoca guidato ancora da Matteo Renzi, da cui dipendeva all’amministrazione straordinaria dell’acciaieria.
«Allora Max: tu sei il cosulente della Procura». Questo il testo di uno dei messaggi datati 19 settembre 2016 e trascritti negli atti a sostegno delle accuse a Laghi. «Nicoletti è consulente dei commissari Ilva per cui è meglio che non lo chiami al cell. Dovrai raccogliere gli elementi principali dell’incidente e decidere in breve tempo sul dissequestro degli impianti».
«Oggi per Ilva è un momento delicato poiché si sta cercando di vendere lo stabilimento». Spiegava ancora Zanetti a Sorli il giorno dopo. «Ci sono 2 potenziali acquirenti. Occorre che non si spaventino in seguito alle conseguenze dell’incidente. A tal scopo l’interesse di Ilva, Governo e Procura è di far ripartire la produzione il più presto possibile».
Con un ultimo avvertimento al collega: «Mi raccomando ascolta e parla poco e fidati solo di chi conosci bene. Il contesto tarantino è davvero particolare».
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