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Il carcere di Bari

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Chiudere le «sezioni della vergogna». A cominciare da quella femminile del carcere di Bari. E’ quanto chiede il sindacato di polizia penitenziaria Sappe, facendo riferimento alle strutture «dichiarate inagibili dal ministero della Giustizia». L’organizzazione sindacale sottolinea in particolare le condizioni di quella «femminile del carcere di Bari» e di «quella in cui venivano allocati i detenuti semiliberi a Trani», che furono aperte durante la pandemia e che «continuano a restare aperte per metterci detenuti comuni a Trani e con problemi psichiatrici a Bari».

Il Sappe evidenzia che in queste sezioni «uomini e donne erano costretti a fare i loro bisogni corporali senza alcuna privacy nella stessa stanza dove mangiavano, dormivano e passavano tutta la maggior parte della loro giornata; una situazione che colpiva anche i poliziotti penitenziari costretti a lavorare in ambienti fatiscenti, sporchi e freddi».

il segretario nazionale del Sappe Federico Pilagatti

«Attualmente – prosegue nella dura nota il sindacato – l’emergenza non ci sarebbe più ma il dottor Martone, responsabile regionale dell’amministrazione penitenziaria, invece di chiudere con immediatezza quelle sezioni continua a tenerle aperte per metterci detenuti comuni a Trani, ed anche con problemi psichiatrici a Bari, riempiendo ancora di più i due penitenziari, già sovraffollati, nonostante i gravi disagi per detenuti e poliziotti».

Il sindacato autonomo della polizia penitenziaria, insomma, torna nuovamente a denunciare le tante criticità esistenti nelle carceri della regione. Partendo, in questa circostanza, dal penitenziario del capoluogo. Appena prima di Pasqua, sempre il Sappe – attraverso il segretario nazionale Federico Pilagatti -, aveva sottolineato che «la situazione nelle carceri pugliesi diventa sempre più critica, a seguito dell’aumento di episodi di violenza da parte dei detenuti». Lo dice il segretario nazionale del Sappe (Sindacato autonomo della polizia penitenziaria), Federico Pilagatti, in una nota diffusa oggi.

«La cosa grave è che i detenuti dopo le aggressioni ai poliziotti, nella maggior parte dei casi, restano nello stesso carcere in mancanza di provvedimenti di allontanamento dell’amministrazione regionale e nazionale», aveva denunciato. «Questo fa sì che il resto della popolazione carceraria, in mancanza di provvedimenti punitivi, si sente autorizzata a comportarsi in maniera ancora più violenta – aveva aggiunto Pilagatti -.

A Taranto, per esempio, il 13 aprile un sottufficiale ha ricevuto un pugno da un detenuto barese poiché voleva cambiare il materasso. E sempre a Taranto il giorno dopo, due detenuti si sono impossessati di due estintori a polvere e li hanno lanciati contro i poliziotti perché chiedevano il pane integrale». Lungo l’elenco delle criticità, nei vari luoghi di detenzione pugliesi, segnalati dal Sappe qualche giorno fa.

«A Foggia, un detenuto alla sezione infermeria, mentre usciva dalla stanza per l’ora d’aria ha sferrato un pugno al poliziotto di servizio colpendolo anche con calci. Il Sappe denuncia questi fatti – aveva concluso Pilagatti – poiché sono il sintomo di una situazione esplosiva causata dalla carenza di poliziotti e dall’alto numero di detenuti presenti» auspicando un «intervento urgente dal provveditore regionale, dal capo del personale e dal capo del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria).

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