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Il numero dei detenuti, drasticamente sceso durante il primo anno della pandemia, è tornato a crescere: si è passati dalle 53.364 presenze della fine del 2020 alle 54.134 di dicembre 2021, ai 54.609 di fine marzo di quest’anno.
Il tasso di affollamento ufficiale è del 107,4%, ma quello «reale» certamente più alto. E’ l’analisi di Antigone nel suo diciottesimo Rapporto sulle condizione di detenzione, realizzato sulla base dei dati ufficiali e delle visite degli operatori dell’associazione nei penitenziari.

In alcune regioni il tasso di affollamento è più alto della media: in Puglia è al 134,5%, in Lombardia al 129,9%.
Alcuni istituti presentano tassi analoghi a quelli che si registravano al tempo della condanna dell’Italia da parte della Cedu, nel 2013. A fine marzo l’affollamento a Varese era del 164%, a Bergamo e a Busto Arsizio del 165% e a Brescia ‘Canton Monbello’ del 185%. In media ogni detenuto commette 2,37 reati.

Al 31 dicembre 2008, quando dopo l’indulto del 2006 tornava a crescere la popolazione carceraria, il numero di reati per detenuto era più basso, 1,97. In questo intervallo di tempo, sono diminuiti i reati in generale e anche i detenuti in termini assoluti, ma è aumentato il numero medio di reati per persona: «Ciò è indice – rileva Antigone – dell’aumento del tasso di recidiva».

Al 31 dicembre 2021, dei detenuti presenti nelle carceri italiane, solo il 38% era alla prima carcerazione. Il restante 62% in carcere c’era già stato almeno un’altra volta. Il 18% c’era già stato in precedenza 5 o più volte.

La percentuale di chi ci è stato più volte cala per gli stranieri, ma sale per gli italiani. Sempre rispetto al 2008 vi è un netto calo degli ingressi: dai 92.800 ai 35.280 del 2020, per poi risalire per la prima volta in molti anni e fermarsi a 36.539 nel 2021: «Il calo – ricorda Antigone – è certamente frutto delle misure adottate dal 2012 in poi per il contrasto del cosiddetto fenomeno delle ’porte girevoli’ l’ingresso in carcere di persone per periodi brevi o brevissimi».

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