Il Palazzo di giustizia di Trani
2 minuti per la letturaCORATO – Sono stati tutti rinviati a giudizio i 32 imputati coinvolti nell’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Trani su un presunto sistema di “favori” e “Soffiate” in cambio di vantaggi economici. Tra le 32 persone che andranno a processo figurano anche tre militari carabinieri in servizio, negli anni scorsi tra la Compagnia e la stazione di Molfetta e Corato, e un assistente capo della polizia penitenziaria che lavorava nel carcere di Trani. Le accuse, per loro loro sono pesanti: corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio. E’ quanto ha stabilito il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Trani, Ivan Barlafante. Il processo, prenderà il via il 24 ottobre prossimo.
Le indagini sono partite dalle rivelazioni di Tommaso Nuzzi, di Corato, poi diventato un collaboratore di giustizia. Nel gennaio scorso, il pm della Procura di Trani, Marcello Catalano, aveva depositato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti delle 32 persone indagate che, ora, sono state rinviate a giudizio. L’inchiesta riguarda una serie di furti e di rapine ai bancomat e ai danni di diverse attività commerciali compiuti tra l’area metropolitana di Bari e la provincia di Barletta, Andria e Trani tra il 2011 e il 2019.
Tra i 32 imputati, oltre ai quattro appartenenti alle forze dell’ordine, figura anche Flavio D’Introno, di Corato, finito alla ribalta delle cronache, tra l’altro, come il grande accusatore dei giudici Michele Nardi e Antonio Savasta, accusato – sempre secondo quanto sostenuto da Nuzzi – di avere organizzato il furto di gioielli e borse firmate nell’appartamento di un suo conoscente di Trani e una tentata rapina con sequestro di persona in casa del cugino Giuseppe a Corato. A lui viene contestata anche un’estorsione aggravata perché avrebbe condotto due persone a minacciare il titolare di una gioielleria, in centro a Bari, affinché non pretendesse il saldo di un Rolex venduto a 27mila euro.
Gli uomini delle forze dell’ordine imputati – il sottotenente Francesco Antonino e i vice brigadieri Cosimo Faretina e Michele Pastore e l’assitente capo della polizia penitenziaria Giuseppe Varesano – sono accusati di di aver fatto “segnalazioni” e “favori” di vario genere ad alcuni degli attuali imputati o a detenuti nel carcere di Trani in cambio di denaro e benefit.
Oltre a loro, con le accuse a vario titolo dei reati di furto aggravato, ricettazione, riciclaggio, estorsione, tentativo di rapina e sequestro di persona, sono finite sotto processo anche numerose persone già note agli investigatori avrebbero beneficiato dei favori concessi dai pubblici ufficiali in cambio di “regali”. Sono dieci, invece, in totale le parti offese, tra le quali figurano nove persone e il Ministero dell’Interno.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA