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Un frame del video diventato virale della lite di Barletta

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«Si chiama Cyberbashing e si manifesta quando una o più persone aggrediscono un’altra mentre qualcuno riprende l’accaduto con l’obiettivo di divulgare poi il filmato in rete. La violenza inizia nel ‘mondo reale’ per consumarsi in rete. È accaduto per l’ennesima volta a Barletta nel suo centro storico. Protagoniste quattro ragazzine di circa tredici anni che dopo una serie di insulti avviano una rissa condita di ingiurie pugni e spintoni. Con l’assessora regionale al Welfare Rosa Barone condanniamo e manifestiamo profonda preoccupazione per l’ennesimo segnale di fragilità e sofferenza della popolazione giovanile». Lo dichiara il garante dei minori della Regione Puglia, Ludovico Abbaticchio, commentando il video che ritrae una ragazzina picchiare una coetanea a Barletta.

«Sottolineiamo – aggiunge – che dinamiche come bullismo e cyberbullismo si sviluppano perché, a fronte di un violento e di una vittima, c’è un pubblico che assiste e reitera la violenza, attraverso la diffusione delle immagini in rete. I cittadini, le istituzioni, il mondo della scuola non possono essere spettatori passivi di queste dinamiche ma devono agire – conclude Abbaticchio.

Istituire subito una nuova cultura basata su rettitudine e legalità, partendo dai banchi delle aule, insistendo sui giovani e con la presenza di un assistente sociale nelle scuole che possa avvertire i campanelli di allarme e prevenire ogni fenomeno di violenza. L’Ordine degli Assistenti Sociali della Puglia interviene sui recenti fatti di cronaca di Barletta e in particolare sull’episodio della 13nne picchiata da una sua coetanea mentre un’altra registrava il video.

«Condanniamo con fermezza e indignazione quanto successo a Barletta ed esprimiamo vicinanza e solidarietà alla ragazza vittima di questo gravissimo episodio di violenza – commenta Milena Matera, presidente del Croas Puglia, il consiglio regionale dell’ordine degli assistenti sociali – E’ necessario intervenire immediatamente per istituire una nuova cultura basata su rettitudine e legalitarismo, termini purtroppo ancora troppo poco chiari nella cultura italiana».

Indispensabile, dice Matera, è partire dalle scuole: «Da tempo parliamo della necessità di un servizio sociale professionale che sia presente negli istituti di ogni ordine e grado. Riteniamo che sia indispensabile e urgente la figura di un assistente sociale nelle scuole affinché si possano decodificare i campanelli di allarme e prevenire i fenomeni di violenza.

La scuola è un ottimo osservatorio dove l’assistente sociale può assumere diverse funzioni privilegiate al fine di promuovere contemporaneamente la cultura della legalità e contrastare fenomeni criminali con il supporto dei servizi del territorio, ma anche con il coinvolgimento della comunità locale per la crescita di una società sempre più civile che tende alla riduzione significativa dei casi di cronaca nera. Il principio della legalità dovrebbe essere un principio universale condiviso da tutti – continua Matera – ma spesso è oggetto di violazioni che generano disagio sociale e inquietudine.

Questo accade soprattutto tra le nuove generazioni e quindi bisogna interrogarsi su come promuovere la cultura della legalità per formare cittadini più consapevoli e aiutare i giovani a scegliere un percorso di vita improntato ai valori della solidarietà e della giustizia. Di qui il ruolo fondamentale della scuola dove l’assistente sociale può davvero fornire un aiuto prezioso».

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