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Nicola Chiaromonte e Paolo Montanaro delle Tenute Chiaromonte

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ACQUAVIVA DELLE FONTI – Nicola Chiaromonte, proprietario delle Tenute Chiaromonte insieme con il socio Paolo Montanaro, è il tipico finto brusco con la spiccata vena dialettale dietro cui si cela una dolce e familiare autenticità. A primo avviso potrebbe sembrare uno dei componenti, in chiave moderna, dell’armata Brancaleone, visto la posa briccona e tracotante.

Sorprende quando, parlando della valorizzazione del primitivo delle cantine in Puglia, si chiede sardonico «chi sarebbero gli altri oltre me?». I riconoscimenti ricevuti negli anni parlano al posto suo: l’ultimo premia il Kimìa Pinot Nero Rosato 2021 con la medaglia d’oro al Concours Mondial de Bruxelles, senza dimenticare il Gioia del Colle Primitivo Muro Sant’Angelo contrada Barbatto 2017 che ha totalmente estasiato le guide attraverso una forza evolutiva fuori dal comune: dalle 4 viti AIS ai 3 bicchieri del Gambero Rosso.

Con oltre 60 ettari di vigneti e uliveti secolari nell’area di Acquaviva delle Fonti, la vocazione instancabile per il territorio continua: «La mia prima passione è stata l’equitazione, il vino mi conquistò più tardi, mio padre aveva 3 ettari di terreno tra Acquaviva e Gioia del Colle, lo spazio in campagna lo condivideva con i cavalli, e io sono cresciuto con il loro odore. Negli anni successivi divenni istruttore di equitazione, aprii due centri, partecipai ai campionati italiani di dressage e salto ad ostacoli.

A Verona a novembre del 1998 fui nominato miglior cavaliere durante la fiera del cavallo, ad aprile dello stesso anno m’innamorai di Vinitaly, da quel momento in poi il mio cuore ebbe una scissione, il vino entrò nella mia vita fino in fondo con la nascita dell’azienda e le prime produzioni. Paolo si è unito a me nel 2013, proviene da tutt’altro settore, è nel ramo dell’industria metalmeccanica, però era un grande amante del vino, forse più di me. Beveva esclusivamente Nebbiolo e Barolo, un giorno provò il mio Primitivo e da quell’istante mi corteggiò così tanto che divenne il mio socio, oltre che un prezioso amico».

È il territorio che fa grande il vino: la Murgia, soggetta ad una buona escursione termica, mette a disposizione delle condizioni pedoclimatiche uniche perché il terroir possa esprimere al meglio la qualità della pianta. Nicola ha un ricordo di cui va particolarmente fiero: «Quando la Fillossera mise in ginocchio i vitigni francesi, i viticoltori vennero in Puglia e presero il Primitivo come vino da taglio per rendere maestosi i loro vini, in qualche modo ci colonizzarono. Mia madre mi ha insegnato le lunghe macerazioni perché da piccola era addetta alle botti e dai francesi imparò le tecniche di vinificazione, a lei devo molto. I francesi fecero un solo errore: non si aspettavano che dopo due generazioni noi potessimo competere con i loro grand cru».

La selezione dei vini delle Tenute Chiaromonte è apprezzata in Asia, Nord Europa e soprattutto negli Stati Uniti. Davvero poche sono le aziende che riescono a vendere il Primitivo e le bollicine pugliesi in California. Anche in questo caso il tono di Nicola è esuberante, però è innegabile che le sue parole si poggino su sudori solidi, gli stessi che hanno dato vita ai muretti a secco che fiancheggiano la sua terra.

«Lo scorso febbraio partecipammo ad un evento a Napa Valley in cui proponevamo il nostro Metodo Classico con il Brut e il Brut Rosé – ricorda -. Gli ospiti e gli assaggiatori impazzirono letteralmente, furono richieste dodici casse di vino la sera stessa. Il Primitivo base è molto richiesto anche dalla Casa Bianca che lo serve durante il periodo natalizio. Una volta ero a Newport Beach, nel ristorante “Il Barone”, si avvicinò un uomo sconosciuto, all’improvviso si inginocchiò e mi ringraziò infinitamente dopo aver scoperto il mio Primitivo. Rimasi in imbarazzo, era l’ultimo Ceo della Pan Am. Nella mia vita per quasi cinquant’anni sono stato umile, ora tocca a me, ora tocca al mio Primitivo».

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