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La capogruppo Grazia Di Bari

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In una selva di esponenti politici che hanno festeggiato per i risultati elettorali in Puglia, anche quando in realtà il risultato delle urne ha segnato la sconfitta, Grazia Di Bari, capogruppo del M5s in Consiglio regionale, è stata l’unica a fare un’analisi sincera e ad ammettere la sconfitta elettorale. Avrebbe potuto «attaccarsi» ai due sindaci arrivati ai ballottaggi ma non lo ha fatto: «Potevamo tutti essere più presenti e incisivi, potevano essere più determinati sulle scelte che cambiano la vita delle persone», ha scritto a caldo su facebook.

La sua è stata un’analisi post voto onesta, le Comunali non hanno premiato il M5s in Puglia come nel resto d’Italia. Cosa non ha funzionato?

«Il Movimento 5 Stelle sta affrontando una fase importante del suo progetto. Le amministrative sono arrivate in un momento di passaggio fra fasi diverse. Ciononostante, andiamo al governo di Napoli ed entriamo per la prima volta nel Consiglio regionale della Calabria. Come ha detto Conte, è il momento della semina».

Crede che l’aver deciso di entrare nel governo Emiliano vi abbia tolto credibilità e voti? È ancora convinta di questa scelta?

«Lo schema del centrosinistra unito al Movimento 5 Stelle ha prodotto il miglior governo di questa legislatura in Italia, misure come il superbonus 110% a livello nazionale e il reddito energetico in Puglia. Sono convinta di questa scelta, che è maturata in un momento di transizione per il Movimento. Più andiamo avanti, più sarà chiaro che sono i temi e le proposte legislative a dover essere al centro e meno le convenienze politiche».

L’emorragia di voti parte però prima delle Comunali, dopo l’exploit e oltre il 33% di preferenze c’è stato un lento declino elettorale. Quali sono le cause a suo avviso?

«Quando abbiamo vinto le elezioni nel 2018 siamo arrivati al 33% dei consensi. Ci siamo resi conto di due cose: non potevamo governare da soli e non potevamo restare all’opposizione solo perché non potevamo governare da soli. Da lì, ci siamo assunti la responsabilità di governare l’Italia. Con gli alleati di governo abbiamo dotato gli italiani di strumenti come il reddito di cittadinanza, il superbonus, l’assegno unico, il cashback. Più giustizia sociale, più diritti, più ristori per la pandemia, le risorse del Recovery Fund con la quota più alta di qualsiasi altro Stato membro. Se la gente decide di non votarci, vuol dire che dobbiamo riconquistare il loro consenso, ma sappiano che i nostri valori sono intatti, i nostri referenti continueranno ad essere loro e non smetteremo di batterci per i loro diritti. Anche a Roma e Torino, i sindaci che verranno troveranno una città migliore di quella che abbiamo ereditato noi».

Da dove deve ripartire il M5s in Puglia?

«Deve migliorare il suo dialogo con i consiglieri comunali, con i sindaci, con i gruppi territoriali. Una ricetta semplice e tutt’altro che banale. Bisogna ascoltare e poi bisogna fare delle proposte concrete, perché a chi è stato eletto il cittadino non chiede di protestare al suo fianco, ma di risolvergli il problema».

Due ballottaggi vi vedono ancora impegnati tra due settimane, come li affronterete?

«Il Movimento 5 Stelle tutto, nessuno escluso, deve mettersi a disposizione di chi è ai ballottaggi. Senza calcoli, senza schemi, con energia, passione e determinazione, dal primo degli attivisti all’ultimo dei parlamentari».

A Nardò, nonostante l’impegno diretto anche dell’ex premier Conte è stata una sconfitta pesante. Siete al governo con Emiliano che, però, ha sostenuto il riconfermato Mellone, contro voi e il Pd. Come avete gestito questa «contraddizione»? Quali errori sono stati commessi?

«Non so cosa spinga Emiliano a stare con Mellone, oltre i voti che magari gli procura ogni cinque anni. Per quanto mi riguarda, il sindaco di Nardò e i suoi sodali non sono compagni di strada né per me né per qualsiasi neretino che guardi al futuro. Il Movimento 5 Stelle non ha nulla a che spartire con quella brodaglia nostalgica. A qualsiasi percentuale stia il Movimento a Nardò, mi interessano i progetti e le persone che condividono i valori democratici. Mi interessano le persone che condannano i picchiatori e che amano il confronto civile e le soluzioni concrete».

Nel gruppo del M5s in Consiglio c’è una spaccatura con la consigliera Laricchia. Questa divisione interna vi danneggia e c’è possibilità di recupero?

«Non credo ci siano possibilità di recupero. I riferimenti politici di Antonella sono tutti fuori dal Movimento 5 Stelle. Dovesse decidere di restare, mi auguro lo faccia con spirito costruttivo, anche se finora questo spirito non si è visto».

Come giudica l’azione del governo Emiliano in questo primo anno? E quale apporto avete portato voi del M5s?

«Nei primi mesi abbiamo lavorato bene, ora vedo un po’ di rallentamento. Si può fare di più, abbiamo certamente il tempo di correggere il tiro. Il Movimento 5 Stelle può vantare l’introduzione del reddito energetico, la valorizzazione dei siti Unesco della Puglia e aver lasciato la gestione dell’acqua agli agricoltori, invece che ai consorzi di bonifica, come volevano fare altre forze dentro e fuori la maggioranza».

Cosa non rifareste di questo primo anno di governo giallo-rosso?

«Il Tfm. Abbiamo sbagliato ad introdurlo senza aver affrontato un dibattito in Consiglio».

Emiliano dice: «Non ci sono più ideologie partitiche, è solo marketing». E’ il fautore del civismo «allargato», a sinistra come a destra. Condivide?

«Il Movimento 5 Stelle è stato il primo a sostenere la necessità di andare oltre le ideologie partitiche, che si dissolvono alla prova dei fatti. Ma non abbiamo scelto di occuparci dei pugliesi per necessità di posizionamento o per fagocitare pezzi di società in uscita da altre forze politiche: lo abbiamo fatto con le proposte, per risolvere i problemi dei cittadini, con l’idea di creare nuovi strumenti per migliorare la vita delle persone. Questa è la nostra missione».

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