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Sede del Consiglio Regionale della Puglia

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La Puglia si schiera contro l’autonomia differenziata; il Consiglio regionale ha approvato due referendum per abrogare totalmente o parzialmente la legge.


BARI- Il Consiglio regionale della Puglia oggi, 17 settembre 2024, ha dato il via libera definitivo alle richieste di indire due referendum popolari, uno per l’abrogazione totale e un altro per quella parziale della legge. Con questa decisione, la Regione Puglia si unisce a Campania, Emilia Romagna, Toscana e Sardegna, schierandosi in prima linea contro la riforma. L’iter per l’indizione dei referendum in Puglia è stato più lungo del previsto a causa di un intoppo burocratico. Lo scorso luglio, l’Assemblea aveva già approvato la richiesta, ma non erano stati indicati i nomi dei delegati incaricati di depositare i quesiti referendari. Questo ha comportato la necessità di rivotare la delibera.

IL VOTO DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA PUGLIA SUL REFERENDUM DELL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA

Nonostante il ritardo, il voto odierno è stato chiaro e netto. Con 30 voti favorevoli e 12 contrari, il Consiglio regionale ha approvato la richiesta di referendum per l’abrogazione totale della legge sull’autonomia differenziata. Analogamente, con 29 voti favorevoli e 9 contrari, è stata approvata la richiesta di referendum per l’abrogazione parziale. Sono stati inoltre designati i consiglieri delegati che avranno il compito di portare avanti le procedure per l’indizione dei referendum.
Per la richiesta di indizione di referendum per l’abrogazione totale della legge, consigliera delegata effettiva è stata designata Grazia Di Bari, (24 voti su 38 votanti) e come supplente Paolo Campo (28 voti su 32 votanti). Per la richiesta di indizione di referendum popolare per l’abrogazione parziale della legge sono stati designati il consigliere delegato effettivo Sergio Clemente (20 voti su 30 votanti) e consigliere delegato supplente Lucia Parchitelli, (17 voti su 30 votanti,)a sostengono che questa riforma rischierebbe di aumentare le disuguaglianze tra le regioni, a svantaggio delle regioni del Sud. Inoltre, temono che l’autonomia differenziata possa portare a una frammentazione del Paese e a una riduzione dei livelli di servizi essenziali in alcune aree.

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