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Ogni anno Bari perde almeno sette milioni di trasferimenti dallo Stato per gli asili nido, mentre altre città del Nord Italia ricevono più soldi di quanti ne avrebbero realmente bisogno: infatti, mentre il capoluogo pugliese incassa il12,16% in meno rispetto alle sue necessità, Firenze ottiene il 26,35% in più, Bologna l’11.58%, Padova addirittura riceve il 48,84% in più.

A far emergere l’iniquità nella distribuzione delle risorse statali è la Sose, Soluzioni per il sistema economico spa, una società per azioni creata dal ministero dell’Economia e da Banca d’Italia per determinare i cosiddetti fabbisogni standard, anche in attuazione del federalismo fiscale. Sose ha aggiornato il suo database e dai calcoli emerge che Bari per il sociale e il servizio nido ha una spesa storica pari a 52 milioni ma la spesa standard supera i 59 milioni. Tradotto, significa che riceve dallo Stato italiano meno di quanto necessita. Il sottofinanziamento ha ripercussioni sul servizio stesso, con Bari che riesce a finanziare meno posti negli asili nido.

I posti sono solamente 16,3 ogni 100 bimbi tra 0 e 2 anni, una goccia nel mare. E le cattive notizie per le famiglie non finiscono qui, visto che aumentano anche le tariffe nei privati. Il calcolo è fatto da OpenPolis nel suo ultimo monitoraggio, che continua a vedere il capoluogo pugliese, al pari del resto della Regione e ad onor del vero di tutto il Sud, in fondo alla classifica delle città per offerta di posti negli asili nido e sezioni primavera. Nonostante un incremento negli ultimi anni, si è passati da 12,5 a 16,3 posti, l’offerta resta molto bassa a Bari, soprattutto se paragonata all’obiettivo fissato dall’Unione europea (33%) e ai numeri delle città del Nord: ad esempio, a Firenze sono attivati 49,4 posti per ogni 100 bambini dai 0 ai 2 anni residenti.

Ma anche a Bologna la situazione è decisamente migliore (47,6 posti ogni 100), terza Roma (47,1), poi ci sono Torino 40,7, Genova 37,9 e Miliano con 37,8 posti. Bari, tra i Comuni oltre i 200mila residenti, è la prima nel Mezzogiorno ma non può certo essere una consolazione, visto che il divario è emblematico: appena 16,3 posti negli asili nido ogni 100 bimbi. In tutta la Puglia, ci sono addirittura 72 Comuni a “zero” posti. I pochissimi posti negli asili nido a Bari hanno due effetti negativi: uno economico, l’altro sociale. Infatti, nelle zone dove scarseggiano i posti è più alta la disoccupazione femminile, in particolare tra le donne più giovani.

Non potendo contare su strutture in grado di accogliere i bambini più piccoli, quelli da 0 a 2 anni, molte donne sono costrette a rinunciare alle offerte di lavoro o a non cercarla proprio una occupazione. Ad esempio: in Valle d’Aosta dove ci sono 45,7 posti ogni 100 bambini tra 0 e 2 anni e l’occupazione femminile tra 25 e 34 anni è pari al 70,4%; in Emilia Romagna dove ci sono 39,2 posti ogni 100 bambini, il tasso di occupazione è del 67,5%; in Toscana ci sono 36,3 posti ogni 100 bimbi e l’occupazione “rosa” è del 64,2%. La media italiana è di 25,5 posti ogni 100 piccoli tra 0 e 2 anni e una occupazione del 54,1%. In Puglia, con 16,8 posti ogni 100 bambini l’occupazione femminile tra 25 e 34 anni è pari al 37,1%. Significa che il 62,9% delle giovani donne con figli non lavora.

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