Un momento della manifestazione ieri a Bari
4 minuti per la letturaCaschetti, giubbini e cestelli elevatori. Portati nel cuore della piazza. «Perché noi non vogliamo passare per truffatori, lo Stato deve sbloccarci le nostre spettanze, ferme ormai dai primi di novembre. Basta con il fango sulla nostra categoria». È un groviglio di burocrazia, di procedure lente e di mancate erogazioni dei crediti di imposta, quello che ha spinto ieri mattina a Bari la protesta del comparto edile. Imprenditori grandi e piccoli del comparto che insieme ai propri lavoratori hanno deciso di protestare in piazza Prefettura invocando un intervento dello Stato.
Il tutto nasce dal giro di vite sui bonus, come quello del 110 per cento e quello “facciate”, su presunti raggiri e sistemi fraudolenti sui quali indagano diverse Procure d’Italia. E che ha fatto scattare l’allarme di Bankitalia e Agenzia delle Entrate «Ma noi non facciamo truffe, noi facciamo lavori in regola, operiamo sulle facciate non nel sommerso» hanno ripetuto i diversi imprenditori trasformando l’area in una sorta di cantiere a cielo aperto.
«Oggi assistiamo a cantieri bloccati, imprese che non riescono a monetizzare i crediti d’imposta maturati nei mesi scorsi, cittadini che rischiano di perdere i benefici fiscali, lavori che rischiano di non essere ultimati e inevitabili contenziosi con lo Stato e le banche» il manifesto delle denunce lanciato dall’intera filiera edile.
In storie che si assomigliano tutte: si era partiti nei mesi scorsi con un’impennata di cantieri, quindi con una vera boccata d’ossigeno. Per poi arrestare il tutto per il mancato sblocco dei crediti d’imposta. «Che se non li hai, non puoi né monetizzare né cederli a terzi anche solo per comprare il materiale o gli infissi per un cantiere. Questo ci crea un problema di liquidità» spiega un imprenditore, Giuseppe Grossi. Ci sono imprese anche con una quindicina di operai che avanzano crediti di imposta tra i 176 e i 187mila euro, impossibile da ottenere in questa fase.
«Per colpa di quelli che hanno fatto nascere imprese dal nulla, che hanno dichiarato il falso persino su palazzi fantasma, nei quali non hanno eseguito nemmeno un lavoro. Noi siamo la parte onesta, quella che i lavori li sta realmente effettuando» ripetono durante il sit-in.
Tra le richieste c’è soprattutto l’abolizione dell’articolo 28 dell’ultimo Sostegni Ter che, limitando ad una sola cessione il trasferimento dei crediti fiscali per l’utilizzo dei bonus edilizia, «ha – a detta del comparto edilizio – paralizzato gli investimenti e l’occupazione delle imprese e le prospettive di ripresa del settore delle costruzioni». Ma non solo. Si punta a procedure più rapide per la liquidazione dei crediti fiscali, a regole più chiare e antifrode per evitare il blocco del settore, la cassa integrazione e la polverizzazione del milione di posti di lavoro creati grazie ai bonus fiscali.
«Noi come Movimento Cinque Stelle crediamo fortemente nell’incentivo degli ecobonus e sosteniamo la legittima protesta del comparto, dando sin da ora tutto il nostro sostegno alla modifica delle nuove regole. Voglio ricordare che il peso del superbonus, sul totale delle frodi effettuate tramite la cessione dei crediti, è pari al 3 per cento.
Quindi le imprese oneste ci sono» spiega il senatore grillino e componente della commissione Bilancio, Gianmauro Dell’Olio, arrivato in piazza a sostegno dei manifestanti. In una città che è diventata una giungla di cantieri e di impalcature. Dal Murat al Libertà, da Carrassi a Madonnella sono moltissimi i palazzi ingabbiati per una ristrutturazione delle facciate o per interventi sui cappotti termici.
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