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Il caso del detenuto suicida di Bari, accusato di femminicidio, è solo l’ultimo di una lunga catena che per il Sappe attraversa tutta l’Italia


Quello di Bari è l’ultimo e terribile caso di un detenuto suicida nella carceri italiane. L’uomo, di 65 anni, era accusato dell’omicidio premeditato della moglie il 6 ottobre scorso a Gravina di Puglia.

«Il detenuto era rientrato da pochi giorni dall’ospedale ed era stato sistemato al piano terra della 3° sezione insieme ad altri detenuti. Questa notte intorno alle 2 circa, gli altri detenuti ristretti nella stanza hanno dato l’allarme che ha visto il pronto intervento dell’agente addetto al reparto che non si era accorto di nulla, poiché il detenuto era steso nel suo giaciglio e si sarebbe soffocato stringendo al collo un rudimentale cappio ricavato da un lenzuolo che, aveva attaccato alle sbarre del letto». Sono parole di Federico Pilagatti, segretario nazionale del Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria.
«Nel frattempo – continua il segretario Pilagatti – giungevano nella stanza anche gli altri soccorritori che hanno cercato di rianimare in tutti i modi il detenuto inutilmente, in quanto era già morto».

DETENUTO SUICIDA A BARI, UNA CATENA CHE NON VUOL FINIRE

Una catena di suicidi che «sembra non voler finire – spiega Pilagatti – e attraversa il territorio nazionale che, fino ad oggi, ha portato ad oltre 70 il numero dei detenuti che hanno deciso di farla finita. Ognuno di questo suicidi ha le sue motivazioni, anche se scorrendo l’elenco si scopre che la stragrande maggioranza erano persone affette da problemi psichiatrici o tossicodipendenti».

Il detenuto, dopo l’ingresso nel carcere Lacarpia, era stato ricoverato al Policlinico sezione detentiva, a seguito della caduta dal letto a castello dove era stato sistemato «a causa del grave sovraffollamento di cui soffre il carcere di Bari», rileva Pilagatti.

SAPPE: INTEGRARE L’ORGANICO DELLA POLIZIA PENITENZIARIA

Da tempo il Sappe denuncia «la necessità di integrare l’organico della polizia penitenziaria delle 120 unità mancanti a fronte di un sovraffollamento di 425 detenuti invece di 260 posti previsti della capienza regolamentare. E’ chiaro che in queste condizioni risulta difficile controllare i detenuti ristretti da parte dei poliziotti costretti a gestire più posti, soprattutto nei turni serali e notturni. Proprio per questo nei mesi scorsi oltre alle denunce pubbliche il Sappe – evidenzia Pilagatti – ha presentato un esposto alla magistratura per rappresentare le responsabilità del Dap, secondo noi, circa la grave situazione in cui versa il carcere di Bari sia per quanto riguarda il sovraffollamento che è di circa il 160%, nonché la grave carenza di personale che non consente di far fronte in maniera adeguata agli eventi critici: suicidi, evasioni, rivolte, atti di autolesionismo».

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