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Fuga dei medici, Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei medici di Bari e della Federazione nazionale degli Omceo, lancia l’allarme: «Mancano gli investimenti in chi fa realmente la sanità, negli operatori sanitari».


BARI – L’Italia rischia di perdere la sua sanità pubblica sotto i colpi di un’emorragia silenziosa ma devastante: la fuga dei medici. È l’allarme lanciato da Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei medici di Bari e della Federazione nazionale degli Omceo, durante il convegno “Investire nei professionisti sanitari per garantire la salute della persona”, svoltosi ieri (23 febbraio) nel capoluogo pugliese.

«Dopo il Covid i governi hanno investito nel servizio sanitario nazionale 15 miliardi in strutture e infrastrutture. Abbiamo cambiato le Tac, abbiamo ristrutturato gli ospedali, ma gli investimenti in chi fa realmente la sanità, negli operatori sanitari, dove sono?» ha dichiarato Anelli. Secondo il presidente, mentre i fondi pubblici hanno coperto arretrati contrattuali, è mancata una visione a lungo termine capace di valorizzare e trattenere i medici nel sistema pubblico.

Fuga dei giovani medici all’estero: questione di riconoscimento e retribuzione

Un dato preoccupante emerge dall’analisi di Anelli: sempre più giovani medici scelgono di esercitare all’estero, attratti da retribuzioni più alte e da un maggiore riconoscimento professionale. «Oggi viviamo in un mercato europeo. Esercitare fuori dall’Italia per un giovane medico vuol dire avere più considerazione e una retribuzione migliore» ha ammonito.

Il rischio di una sanità sempre più privata

La preoccupazione non è solo economica. Dietro la fuga dei professionisti c’è anche il rischio di un progressivo slittamento verso la sanità privata, con una conseguente disuguaglianza nell’accesso alle cure. «Quando Tina Anselmi promosse la nascita del Servizio Sanitario nazionale nel 1978 aveva l’idea che la malattia non fosse un problema individuale, ma dovesse essere a carico della società. Quel diritto alla salute, che faticosamente è stato conquistato, a fatica oggi riusciamo a garantirlo» ha ricordato Anelli.

Il sistema, però, mostra crepe profonde: secondo dati Istat citati nel convegno, 4,5 milioni di italiani rinunciano alle cure. «È come se un’intera Regione come la Puglia non si curasse più. Questo rivela un tradimento della missione del Ssn» ha concluso Anelli, chiedendo un impegno concreto al governo per invertire la rotta e salvaguardare il diritto universale alla salute.

Investire nei medici per salvare la sanità pubblica

La sfida è chiara: investire nelle persone, non solo nelle strutture. Perché senza medici e operatori sanitari motivati e valorizzati, anche l’ospedale più moderno rischia di diventare una cattedrale nel deserto.

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