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Ben 37 indagati di cui 31 finiti agli arresti tra carcere e domiciliari, è questo l’esito di una operazione contro il traffico di droga messa a segno nel Barese dai carabinieri coordinati dalla Dda


BARI – Operazione antidroga dei Carabinieri del Comando provinciale di Bari. I militari, a conclusione di complesse indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura del capoluogo pugliese, hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare a carico di 37 indagati (15 in carcere e 16 ai domiciliari, più altri provvedimenti restrittivi), appartenenti a due organizzazioni criminali rivali dedite al narcotraffico e operanti, secondo l’accusa, nei territori dei Comuni di Bari, Turi e di quelli limitrofi.

I due gruppi criminali coinvolti si contendevano, anche in maniera cruenta, il traffico e lo spaccio di droga, in particolare cocaina, e l’egemonia territoriale: tra le persone coinvolte figurano affiliati ai clan mafiosi baresi dei Capriati e degli Strisciuglio a cui facevano capo i due gruppi, localizzati soprattutto a Turi.

Le accuse sono, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti anche con l’aggravante della cessione a minorenni, ricettazione e detenzione illegale di armi clandestine, violazione degli obblighi sulla sorveglianza speciale, estorsione aggravata, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti, favoreggiamento personale, ricettazione, fraudolento danneggiamento dei beni assicurati, falsità ideologica, violenza o minaccia a pubblico ufficiale, estorsione aggravata dal metodo mafioso, incendio aggravato dal metodo mafioso.

Le intercettazioni telefoniche e ambientali hanno rivelato la struttura piramidale delle organizzazioni e la precisa ripartizione dei ruoli: promotori, dirigenti, contabili, organizzatori e venditori al dettaglio di cocaina. Gli indagati utilizzavano nascondigli ingegnosi per nascondere la droga, come le intercapedini dei box seminterrati e i muretti a secco, per ridurre il rischio di perquisizioni da parte delle forze dell’ordine e un linguaggio convenzionale per scongiurare il pericolo di intercettazioni.

Le indagini hanno documentato svariate attività di narcotraffico, anche verso minorenni, ed episodi di estorsione aggravata dal metodo mafioso, legati alla riscossione di debiti di droga e alla lotta per l’egemonia territoriale. Dopo l’arresto di alcuni promotori di una delle due associazioni, altri membri, tra cui una donna, hanno assunto il controllo delle operazioni illecite, continuando a recuperare i proventi dello spaccio e garantendo la continuità dell’attività criminale. Gli investigatori hanno scoperto che un gruppo era sotto la direzione di un detenuto che dal carcere dava ordini per gestire il traffico di droga. Gli spacciatori seguivano turni, anche durante le festività, e usavano schede telefoniche, intestate a prestanomi, social network e applicazioni di messaggistica per evitare le intercettazioni.

Documentate videochiamate tra i membri delle associazioni, inclusi i capi detenuti. Durante le indagini i militari hanno effettuato 11 arresti in flagranza di reato, 13 denunce in stato di libertà, il sequestro di oltre 1 chilogrammo di droga, una pistola e denaro contante. La Dda di Bari ha contestato a carico degli indagati 146 capi di imputazione. Il gip del Tribunale di Bari, accogliendo la richiesta della Procura, ha disposto la cattura. Dei 37 indagati, 15 sono stati colpiti dalla misura della custodia cautelare in carcere, 16 da quella degli arresti domiciliari mentre gli altri 6 sono stati destinatari dell’obbligo di dimora nel comune di residenza con la prescrizione di non allontanarsi dalla propria abitazione nella fascia oraria compresa tra le 22 e le 7 di ogni giorno.

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