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BARI – Tagli sull’addome, cattivi e profondi, ma anche sulle mani, avamposto inutile di difesa. Il corpo di Anna Lucia Lupelli, uccisa con ferocia nel suo appartamento di via Gabrieli, al quartiere Carrassi di Bari e trovato martedì sera (LEGGI), è stato martoriato con otto coltellate, all’addome, e altre due alle mani. Lo ha stabilito il primo esame cadaverico condotto dal medico legale del Policlinico di Bari, il professor Franco Introna, che stamattina riceverà dal sostituto procuratore Claudio Pinto l’incarico di effettuare l’autopsia, prevista sempre nella giornata di oggi.

La donna, di 81 anni, viveva da sola nel suo appartamento, in una strada poco frequentata e dunque non coperta dalle immagini di sorveglianza. Frame che invece sarebbero state utili per capire se è stata proprio lei a fare entrare in casa il suo aggressore, ad accertare i tempi del delitto e ad identificarne l’autore.

L’autopsia di oggi sarà importante, oltre che per ricostruire l’esatta dinamica dell’aggressione, anche per accertare l’orario approssimativo della morte. Il corpo, riverso per terra in un lago di sangue nel cucinino, è stato scoperto martedì sera, ma dell’anziana non si avevano notizie da giorni.

Per questo, sua figlia si era preoccupata e aveva tentato di verificare di persona ma, non riuscendovi, aveva chiesto l’intervento delle forze dell’ordine. Ma l’arrivo degli agenti della sezione Volanti sul posto non era stato risolutivo perché la porta risultava chiusa da dentro ed era stato quindi necessario farsi aiutare dai vigili del fuoco. Scoperto il cadavere, il caso è passato ai poliziotti della Squadra mobile della Questura di Bari, che dovranno ora fare chiarezza sulla dinamica e individuare l’aggressore.

Nella giornata di ieri, gli investigatori hanno lavorato a 360 gradi, ascoltando conoscenti della vittima e verificando se dall’appartamento fosse stato portato via qualcosa. Circostanza che, se confermata, farebbe pensare alla rapina come movente per il delitto. Si cerca anche il coltello, che sarebbe stato usato.

Ma c’è ancora qualcosa che non quadra, e cioé il fatto che la porta fosse chiusa a chiave da dentro. Il che farebbe pensare che l’anziana conoscesse il suo (la sua) assassino (a) e l’avesse fatto (a) entrare, ignara di quello che sarebbe accaduto.

Le indagini della Squadra mobile e l’elenco degli oggetti che mancano sono utili per definire cosa abbia spinto l’assassino a un delitto così d’impeto. A definirlo tale è proprio il numero di coltellate, anche di diversa profondità, che non evidenzierebbero una lucida pianificazione dell’omicidio (magari portato a termine con una diversa arma) ma una volontà di uccidere dettata dalla rabbia o dalla paura.

Non si può escludere, insomma, che l’aggressione sia avvenuta al termine di un litigio, magari con una persona che godeva della sua fiducia e che, ad un certo punto, potrebbe aver perso la testa.

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