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L’aula bunker di Bitonto che ospiterà l’udienza preliminare dell’inchiesta “Levante”

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La Direzione distrettuale antimafia di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio di 80 persone coinvolte nell’inchiesta “Levante” sul presunto riciclaggio, anche all’estero, di denaro derivante da attività illecite, di evasione fiscale e frode sulle forniture di carburante. Nell’indagine della Dia e della guardia di finanza, coordinata dai pm Fabio Buquicchio e Bruna Manganelli, sono coinvolti tre avvocati, un commercialista, un ufficiale della guardia di finanza e diversi imprenditori, oltre a esponenti del clan mafioso Parisi di Bari, accusati a vario titolo di associazione per delinquere, aggravata dalla transnazionalità, finalizzata alle frodi fiscali, al riciclaggio e all’autoriciclaggio dei relativi proventi nonché al trasferimento fraudolento di valori, al «contrabbando» di prodotti energetici, alle estorsioni, al traffico di sostanze stupefacenti e alla detenzione illegale di armi con aggravante mafiosa.

L’inchiesta nel febbraio scorso ha portato alla esecuzione di 75 misure cautelari, tra arresti, obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e interdizioni, 58 delle quali tuttora in corso. Gli inquirenti hanno accertato un volume di affari illecito pari a circa 170 milioni di euro, realizzato attraverso un sistema di aziende consorziate, società cartiere e frodi fiscali nei settore della commercializzazione di carne e idrocarburi, con la complicità dei professionisti compiacenti e, nella fase della “monetizzazione”, della criminalità organizzata barese che avrebbe poi reinvestito parte dei proventi nel narcotraffico.

Coinvolti, come detto, avvocati, commercialisti e un finanziere nel blitz che aveva portato all’arresto di 59 persone (15 in carcere, 44 agli arresti domiciliari), 14 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e 2 destinatari di misure interdittive, oltre al sequestro preventivo di beni per oltre 23 milioni. Nelle 1.300 pagine dell’ordinanza cautelare, ci sono nomi di personaggi di spicco della criminalità organizzata barese, come Emanuele Sicolo, noto come “il killer” del clan Parisi, ma anche di «colletti bianchi».

Tra gli avvocati indagati e interdetti dalla professione c’è anche il penalista Massimo Roberto Chiusolo: secondo il gip, avrebbe fatto pedinare un giudice fuori dall’ufficio, «facendo scattare fotografie mentre era intento al compimento di atti della vita privata e di relazione», dopo un provvedimento cautelare contrario per un suo cliente, «minacciando di far pubblicare articoli di stampa e di gettare discredito sul magistrato che aveva assunto la decisione».

E poi il suo collega e cliente Fabio Mesto, finito agli arresti domiciliari. Ci sono poi altri due professionisti baresi indagati: l’avvocato Pierdomenico Bisceglie, interdetto per un anno, e il commercialista Francesco Paolo Noviello, in carcere.
L’udienza preliminare inizierà il 15 maggio dinanzi alla gup del Tribunale di Bari Ilaria Casu e si celebrerà nell’aula bunker di Bitonto.

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