Il centro cittadino di Putignano
2 minuti per la letturaPUTIGNANO – Dieci persone, tutte con precedenti penali, sono state condannate dal gup del Tribunale di Bari a pene comprese tra i 6 anni e i 12 mesi di reclusione. I dieci, tutti di Putignano, sono accusati, a vario titolo, di estorsione aggravata, lesioni personali e minacce nei confronti di un imprenditore del luogo e di suo figlio. La sentenza è stata emessa al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato: Giovanni Genchi, 21 anni, ritenuto il capo del gruppo criminale, è stato condannato alla pena di sei anni di reclusione; Fabio Posa, Davide Serafino e Flavio Eugenio Pinto a 4 anni e 8 mesi; Luigi Carrassi, Michele Calabrese e Vito Maggi a 4 anni e 4 mesi; Mirko Giordano a 4 anni e 2 mesi: Giuseppe Lacalendola a 3 anni e 4 mesi di reclusione. Il giudice non ha riconosciuto l’aggravante del metodo mafioso.
Otto degli imputati furono arrestati dai carabinieri nel gennaio scorso. Stando alle indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, il gruppo facendo leva sulla sua forza intimidatoria, a quanto pare particolarmente temuta nella cittadina, non aveva esitato a mettere in atto azioni violente nei confronti dell’imprenditore, di suo figlio, collaboratore in azienda, e degli altri componenti della sua famiglia, per farsi consegnare 3mila euro mensili.
Gli investigatori hanno potuto documentare diverse azioni compiute, tra maggio e ottobre dello scorso anno, dai condannati ai danni delle vittime: pedinamenti, minacce verbali, aggressioni fisiche e danneggiamenti vari. Come quando l’auto condotta dal titolare dell’azienda, all’interno della quale vi era anche il figlio, fu bloccata dal gruppo per le strade di Putignano; in quell’occasione, furono sferrati calci e pugni contro la macchina, con la rottura di uno specchietto retrovisore e altri danni alla carrozzeria.
Tra gli episodi contestati figura anche il cero e proprio pestaggio ai danni del figlio dell’imprenditore durante una festa in un locale di Turi. Dopo aver accerchiato la vittima, alcuni esponenti del gruppo la colpirono ripetutamente con pugni, calci, tavoli e parti di sedie già distrutte in precedenza, strappandole poi dal collo una collanina in oro con crocifisso e tre ciondoli, come trofeo dell’aggressione.
Le indagini hanno accertato come i raid del gruppo si inseriscano in un contesto criminale più ampio e andrebbero letti come il tentativo di finanziare la propria compagine criminale, che opera in particolare nel comune di Putignano. Secondo gli investigatori, il gruppo è capeggiato da Francesco Genchi, ritenuto affiliato al clan Capriati, il cui decesso, avvenuto per cause naturali nel gennaio del 2020, avrebbe poi determinato uno stravolgimento negli equilibri e una maggiore difficoltà, del gruppo stesso, di reperire le risorse economiche destinate ai traffici illeciti.
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