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L'interno del teatro Petruzzelli di Bari

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«Il teatro Petruzzelli di Bari è un bene di interesse pubblico, di interesse culturale e il testo unico dei Beni culturali prevede in questi casi che il ministero possa espropriare». Michele Emiliano indica la strada per salvare il destino del politeama, incendiato nell’ottobre di 30 anni fa, e ora nuovamente al centro di una possibile ed ennesima battaglia legale. A poche ore dall’incontro previsto questa mattina alle ore 12 a Roma tra il ministro Dario Franceschini e il sindaco Antonio Decaro, il presidente della Regione Puglia decide di rompere il silenzio. Gli atti che i giudici giovedì scorso hanno annullato, restituendo l’edificio artistico agli ex proprietari, i Messeni Nemagna, riguardano la fase storica in cui l’attuale governatore era sindaco di Bari.

E da sindaco, con un’apposita delibera di consiglio comunale oggi invalidata dalla Corte di Appello, trasferì nel 2010 il passaggio del politeama dai privati al patrimonio comunale, annullando le convenzioni che dal 1896 in poi permisero ai Petruzzelli di realizzare l’edificio su suoli comunali concessi in maniera «gratuita e perpetua».

Ma ora si ritorna punto e a capo dopo la sentenza che ha sì riassegnato l’immobile ai privati, ma contemporaneamente li ha condannati al pagamento delle spese sostenute dallo Stato per la ricostruzione. Per l’esattezza 43,4 milioni di euro. Cifra che ora Emiliano mette sul piatto: «Il ministero è creditore di una somma enorme, quindi quella somma è già la compensazione di indennità di esproprio.

Bisogna muoversi in armonia e in pace, perché è chiaro che non si può interrompere l’attività della Fondazione e il teatro non può essere nuovamente sottratto alla città. E non credo sia questo lo scopo dei privati proprietari. Credo che la pacificazione debba trovare spazio in questa fase. Ma credo che la procedura di esproprio sia quella più garantita per i privati». «Il verdetto – ha aggiunto – era abbastanza prevedibile, nel senso che nonostante i tentativi che sono stati fatti dal punto di vista giuridico di acquisire la proprietà del teatro, ovviamente la via maestra è l’esproprio».

Ma in realtà un esproprio ci fu già nel 2006 sotto il governo Prodi e il ministro Rutelli, inserito con un emendamento nel decreto della legge finanziaria e prevedendo un indennizzo di circa 16,5 milioni. Ma due anni dopo, nel 2008, la Corte Costituzionale avrebbe poi annullato tutto dichiarando l’esproprio incostituzionale perché non esisteva alcun «requisito di necessità e urgenza». E sicuramente sarà questa una delle ipotesi messe sul tavolo nella spedizione romana di Decaro, accompagnato dal direttore generale del Comune, Davide Pellegrino, e dal capo di gabinetto Vito Leccese.

Emiliano invece non ci sarà, come confermato dal suo staff, ma assicura sin da ora «tutto il sostegno della Regione Puglia dal punto di vista politico, economico e per ogni necessità utile a trovare eventualmente un’intesa con i soggetti che sono stati dichiarati legittimi proprietari». L’esproprio invocato dal governatore è contenuto all’articolo 95 del codice dei Beni culturali e stabilisce che «beni culturali immobili e mobili possono essere espropriati dal Ministero per causa di pubblica utilità, quando l’espropriazione risponda ad un importante interesse a migliorare le condizioni di tutela ai fini della fruizione pubblica dei beni medesimi».

Ma intanto il caso Petruzzelli diventa polvere da sparo per il centrodestra, con il gruppo regionale di Fratelli d’Italia che va alla carica chiedendo una commissione di inchiesta Stato-Regione sui mandati amministrativi di Emiliano. E che includa ad ampio raggio altre telenovele giudiziarie come «Punta Perotti, Cittadella della Giustizia, Teatro Petruzzelli, ospedale covid in Fiera e Fabbrica delle mascherine».

«Negli anni di amministrazione Emiliano, infatti, prima da sindaco e poi da presidente della Regione – dicono i meloniani di via Gentile – i baresi prima e i pugliesi ora hanno assistito a uno sfacelo in settori importantissimi per fatti che sono ancora oggi oggettivamente coperti da una fitta coltre di opacità. Sarà una coincidenza ma per tutte le cinque vicende si pagano conseguenze che si scontano sulla pelle e sulle tasche dei cittadini senza alcuna penalizzazione per gli amministratori che ne hanno determinato gli esiti nefasti».

E da qui parte il conto: «I 48 milioni ai costruttori per gli indennizzi dell’abbattimento di Punta Perotti, i 25 milioni spesi per l’ospedale Covid, i 7,5 milioni per la fabbrica delle mascherine e ora il caos Petruzzelli, senza dimenticare che la Fondazione, proprio negli anni di Emiliano sindaco, è salita agli onori della cronaca per fenomeni di truffa e corruttela».

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