Una immagine tratta dal filmato mandato in onda dalla trasmissione Le Iene
4 minuti per la letturaDai social ai banconi dei bar, dai corridoi degli ospedali ai supermercati sino ad arrivare in Procura. La storia del ginecologo barese raccontato dalle “Iene”, in prima serata su Italia 1, è da 48 ore l’argomento più discusso in città. Il video – nel giro di poche ore – è diventato virale e i magistrati baresi hanno aperto un fascicolo di indagine per verificare quanto denunciato nel servizio televisivo. Anche l’Ordine dei medici di Bari si è subito mosso per approfondire la vicenda, aprendo un fascicolo disciplinare a suo carico e già nei prossimi giorni convocherà il medico per ascoltarlo.
Questo il resoconto: una giovane donna non riesce a rimanere incinta e per questo si affida al professionista. Lui le diagnostica il Papilloma virus prospettandole il rischio di un tumore all’utero. Il pap test aveva dato esito negativo ma lui, racconta la donna, le aveva detto che quelle analisi non erano attendibili e quindi le avrebbe proposto un rapporto sessuale con lui, tra i pochi vaccinati in Italia, con l’unico intento di «bonificarla».
La donna, insospettita dalla proposta del professionista, consulta un’altra ginecologa che le risponde che «sa benissimo quale collega le ha dato queste indicazioni e di lasciar perdere» e la rassicura sul suo stato di buona salute. A quel punto la presunta vittima si rivolge a “Le Iene”. La storia piace alla redazione e, come da copione, viene arruolata una complice che fa cadere il ginecologo nella rete. Il medico, infatti, spiega che «ci sono alterazioni tumorali che non si vedono con il pap test» e anche a lei, dopo l’esito negativo del test, dice «io non mi faccio fregare e ti devo trovare un vaccinato così ti bonifichi e fai una difesa per eventuali partner».
Le racconta degli anni in cui lavorava in ospedale, dei rapporti con le specializzande, «otto su dieci erano positive» ma dopo che lui si è vaccinato si è accorto che le donne – con le quali aveva rapporti – si negativizzavano. E spiega: «Dono anticorpi e guarigione. Se trovi un vaccinato, devi pregare di avere rapporti perché ti dà gli anticorpi». Quindi si offre come il vaccinato che la salverà. L’appuntamento è in una stanza di hotel. E il gioco è fatto: arriva la “Iena” con la telecamera accesa e il ginecologo è nei guai. Dopo poche ore, viene identificato e finisce nella macchina del fango dei social dove – come al solito – «tutti sapevano». E, d’altronde, davanti ai fatti c’è poco da dire.
Ma forse alcune riflessioni sono necessarie: una su tutte. Perché la giovane donna, certa di aver subìto un tentativo di violenza o di truffa, non si rivolge agli uomini delle forze dell’ordine? Ancora: da quanto si legge sui social, ma anche da quanto emerge dalla telefonata registrata dalle Iene, la ginecologa che smentisce la diagnosi della presunta vittima, dice di immaginare chi le avesse consigliato quel genere di “terapia”.
E allora perché se tutti sapevano – medici compresi – nessuno ha denunciato? Il professionista mostra i messaggi di diverse donne che lo ringraziano per averle “salvate” e che evidentemente hanno seguito le sue indicazioni. Perché una donna, seppur spaventata all’idea di poter contrarre un tumore all’utero, non verifica la diagnosi e soprattutto la “cura” inconsueta, magari ascoltando un altro medico? In altre parole: come il ginecologo è riuscito a convincere altre pazienti che con un appuntamento in albergo e un rapporto sessuale le avrebbe guarite?
Attenzione, i fatti sono evidenti. Niente, come un servizio televisivo, può raccontare meglio di tante parole una storia come questa. Ma resta l’amaro in bocca di una faccenda che forse doveva avere una svolta differente. Non può uno show televisivo avere la meglio su indagini discrete ed efficaci come quelle garantite dalle forze dell’ordine. Non ci si può sentire più al sicuro davanti a una telecamera anziché in una caserma o in una questura. E non può diventare un social, lo sfogatoio del segreto di pulcinella perché – a leggere i commenti di questi giorni – «tutti sapevano».
E non solo: «Non è mica l’unico – scrive qualcuno – anche il medico che vive nel paese di mia cugina fa cose simili». E via giù con tanti commenti. Tanto insulsi quanto inutili, se non servono a interrompere quelli che di fatto – se dimostrati – sono dei reati. Il video ora è finito sui dispositivi della Procura di Bari, che accerterà che – quanto raccontato in tv – sia accaduto davvero e verificherà la sussistenza di eventuali reati contestabili al medico. L’inchiesta è, al momento, senza ipotesi di reato e il professionista non risulta indagato. Gli accertamenti saranno coordinati dai magistrati del pool fasce deboli della Procura.
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